Delitto a Rodi (racconto)

Conan ed Ai indagano su un omicidio in un albergo

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    Ecco un nuovo racconto. Come sempre Conan ed Ai sono al centro dell'azione, ma questo è un caso più tradizionale. Un hotel su un'isola, una persona è trovata morta. Diversi sospettati, un solo colpevole. Due piccoli investigatori dovranno sbrogliare il caso.

    Capitolo 1 e 2: #entry505542099
    Capitolo 3: #entry505599601
    Capitolo 4: #entry505670159
    Capitolo 5: #entry505805362
    Capitolo 6: #entry505913243
    Capitolo 7: #entry506047195
    Capitolo 8: #entry506175530
    Capitolo 9: #entry506303057
    Capitolo 10 (fine): #entry506393079




    DELITTO A RODI

    Capitolo 1

    Tokyo, venti fa
    La strada era appena illuminata dalle luci provenienti dai lampioni; la notte era fredda ed il cielo era completamente coperto dalle nuvole, nere e cariche di pioggia. Una donna, vestita da cameriera, e la sua bambina, con la divisa scolastica, stavano tornando a casa dopo una giornata di lavoro per la madre e di asilo per la figlia. Era tardi, la metropolitana aveva subito, caso più unico che raro in Giappone, un ritardo di diverse ore e la giovane donna era riuscita solo adesso a raggiungere il suo quartiere; non aveva un marito che la aspettasse, né famiglia: erano solo lei e la sua piccola in quella grande e tentacolare città, solo lei e la sua piccola in quella minuscola ed isolata stradina.

    Giunta a poche centinaia di metri dalla soglia di casa, la signora sentì la presenza di qualcuno alle sue spalle che la seguiva, accelerò il passo, trascinando la figlia che non riusciva, con le sue piccole gambette, a starle dietro. Decise quindi di prenderla in braccio: casa era vicina, la salvezza era vicina.

    “Salve Ritsuko! Stai rientrando dal lavoro?”

    La donna, sentendo il suo nome, si voltò e vide un’ombra che le si avvicinava. La figura giunse sotto la luce di un lampione.

    “Sei tu?! Cosa credi, che spaventandomi rinuncerò ai miei diritti? Io sono la tua donna, questa è tua figlia, non mi fermerò fin quando non accetterai questa verità e non la comunicherai al mondo!”

    Delle lacrime, d’ira ed impotenza, iniziarono a solcarle gli occhi verdi come lo smeraldo, poi riprese tra i singhiozzi: “io ti amo; anche tua figlia ti vuole bene! Vogliamo solo vivere in pace! Insieme a te!”

    L’uomo le si avvicinò, l’afferrò per la nuca e mise la sua bocca vicino all’orecchio della poveretta: “Mi dispiace, tesoro, ma ho altri programmi per il mio futuro … e tu non ne fai parte!”, le sussurrò e quindi, prima che ella potesse capire ciò che stava accadendo, le trafisse il petto con un coltello. La donna s’accasciò in mezzo alla strada, mentre il sangue le fuoriusciva dalla ferita, copioso, caldo e rosso. Non fu emesso alcun grido. L’assassino s’allontanò nella notte, la bambina, ancora tra le braccia della madre, le toccò la camicetta e le sue piccole dita si tinsero di color vermiglio.

    Solo diverse ore dopo il corpo della giovane fu scoperto e furono avvertite le forze dell’ordine.

    “A che punto sono le indagini, Megure?”, domandò il commissario Morimura ad un giovane ufficiale del dipartimento di polizia metropolitana.

    “Nessuno a visto niente, signore, un passante ha scorto la bambina e la vittima ed ha chiamato i soccorsi, ma erano trascorse troppe ore, la poverina è morta sul colpo. Comunque la scientifica sta ancora effettuando i rilevamenti, ne sapremo di più domani”.

    “Va bene! Senta, Megure, mi dispiace comunicarle che non potrà seguire questo caso”.

    “Ma signore, perché? Non credo d’essermi meritato un…”.

    “Mi faccia finire, Megure! Non potrà continuare a seguirlo perché la trasferisco al caso del serial killer che uccide usando una katana. Sono già due le vittime ed ancora non siamo approdati a nulla. C’è bisogno di rinforzi, e lei è il più adatto; da domani affiancherà Matsumoto nelle indagini”.

    “La ringrazio per la fiducia, signore! Ma questo mi sembra un incarico più adatto ad un ispettore”.

    “Infatti, insieme al cambio di incarico è arrivata anche la sua promozione. Buon lavoro, vice-ispettore Megure!”




    Beika, oggi.
    “Una vacanza in un nuovo albergo?”, urlava un’emozionatissima Ran alla sua amica Sonoko.

    “Sì, cara mia. L’albergo è stato appena ultimato, fa parte della catena ricreativa di un’associata della Suzuki Company. Era stata invitata tutta la mia famiglia ma lo zio Jirokichi sta studiando un nuovo piano contro Kaito Kid e non vuole venire, mia madre è in vacanza negli Stati Uniti e mio padre è impegnato in una difficile transazione finanziaria e non vuole lasciare Tokyo. Quindi sono rimasta solo io in rappresentanza dei Suzuki ed ho pensato di chiederlo a te. Che fai, vieni? Si parte tra cinque giorni”.

    La giovane karateka guardava la sua compagna di classe con occhi estasiati: “Andare in un lussuoso albergo appena completato, non vedo l’ora!”

    “Potresti chiamare il tuo maritino e chiedergli di raggiungerti!”, aggiunse sghignazzando la giovane osservando gli occhi trasognati dell’amica.

    “Sonoko!”, rispose un’imbarazzatissima Ran.

    “Non se ne parla nemmeno; non lascio mia figlia da sola in un hotel pieno di bellimbusti a caccia di conquiste e di certo non la lascio con quello pseudo investigatore con la divisa da liceale ed il latte sulle labbra!”, s’intromise Kogoro che, seduto alla scrivania del suo ufficio, sorseggiava birra guardando la sua Yoko alla televisione.

    “Ehi, ehi! Chi sarebbe lo pseudo investigatore?”, pensava uno stizzito Conan. Il quale però non poteva fare a meno di valutare che il vecchio avesse, in fin dei conti, ragione. Due ragazze belle, e sole, in vacanza non andavano bene, specialmente se una era la scatenata rampolla della famiglia Suzuki e l’altra la sua Ran.

    “E va bene, ho deciso!”, aggiunse Mori con un sospiro, “vuol dire che verrò con voi e vi terrò d’occhio. È un sacrificio che un padre deve fare per l’onore della propria bambina!!”, concluse con tono solenne.

    “Sonoko, per te ci sono problemi?”, chiese quindi Ran, rassegnata.

    “No, non credo; basta prendere un’altra stanza per tuo padre ed il quattrocchi”.

    “Potreste aggiungere un’altra persona?”

    Tutti si voltarono e videro entrare in quel momento il dottor Agasa. Con aria imbarazzata, lo scienziato si fece avanti, chiuse la porta e proseguì:

    “Non è per me, ma per Ai. Vedete, tra cinque giorni io dovrò andare ad un convegno di inventori a Hiroshima, e starò via per due settimane. Avevo pensato di chiedere ad Ayumi d’ospitarla, ma la bambina è andata dai nonni con la sua famiglia, quindi pensavo che poteste tenere voi la piccola. Non me la sento di lasciarla sola per tutto questo tempo”.

    Ran e Sonoko si guardarono in faccia, poi la ricca ereditiera fece un ampio sorriso e disse: “Ma certo, non ci sono problemi, vuol dire che oltre al quattrocchi ci porteremo la sua mogliettina, almeno così non starà sempre appiccicato a Ran!” E scoppiò a ridere.

    “Ma tu guarda questa cretina!”, pensava intanto il diretto interessato, che poi si rivolse al professore:
    “Ma perché non porta Ai con sé?”

    “Glielo chiesto, ma mi ha risposto che non ha intenzione di stare quindici giorni in mezzo a vecchi inventori che giocano …, così ha detto!”, ed emise un sospiro, evidentemente egli non si sentiva né un vecchio, né tanto meno un giocatore, sebbene il congresso vertesse su “i videogiochi del prossimo millennio”, come recitava pomposamente l’invito recapitato al dottore.

    “D’accordo, non c’è problema. Parlerò con mio padre e vi farò sapere. Ora devo andare, ci sentiamo dopo, devo comprare un nuovo bikini ed altre cose carine: i bellimbusti mi aspettano!!!”. Sonoko quindi lasciò l’agenzia investigativa ruotando vistosamente il braccio destro, tutta gasata al pensiero dei prossimi giorni.

    “Bene, se tutto è sistemato, io vado a dirlo ad Ai”, riprese l’inventore.
    “Ma perché, non lo sa ancora?”, sgranò gli occhi Conan.

    “In effetti …, no! Sai com’è Ai, se glielo avessi detto prima mi avrebbe impedito di venire, dicendo che non ha bisogno della balia”, concluse un imbarazzato Agasa.

    “Ho capito, vengo con lei, glielo diremo insieme!”, aggiunse il ragazzo, sospirando. Era sicuro che quella musona abitudinaria avrebbe fatto difficoltà.



    “Ma non se ne parla proprio! Non ci vengo!”, sentenziò infatti la giovane scienziata non appena i due la misero al corrente della novità.

    “Ecco, lo sapevo!”, pensò Conan, che poi aggiunse: “ma il professore starà via due settimane, come farai da sola? Ayumi non c’è e pure io sarò via. Ragiona…”.

    “Ho detto no!”

    “Sei una testarda, capricciosa ed infantile!”

    “Sempre meglio di un maniaco di mia conoscenza tutto eccitato all’idea di fare una vacanza con la sua bella … non vorrei essere di troppo!”

    “Ma che dici? Che c’entra adesso Ran? … Quanta pazienza ci vuole con te! Allora, se non vuoi venire … potremmo sempre chiedere a Subaru di ospitarti da lui!”, completò con tono sarcastico il giovane che aveva finalmente trovato il modo di far capitolare l’amica. Subaru Okiya, infatti, era l’ultima persona con cui Ai sarebbe voluta rimanere, nemmeno per un minuto, figurarsi per due settimane. Non si fidava di lui, ne aveva paura, una paura irrazionale, e lo voleva il più lontano da sé. Infatti, al sentir pronunciare quel nome e l’orribile prospettiva di averlo in mezzo ai piedi per quindici giorni, la giovane scienziata s’arrese. Sospirò ed aggiunse:
    “Va bene, va bene! Dannazione, l’hai sempre vinta tu! Verrò con voi!”


    Quella sera Sonoko chiamò. Le stanze erano state trovate, partenza tra cinque giorni dal molo 8 del porto di Tokyo. L’albergo Hellas infatti sorgeva su un’isoletta a poche miglia dalla capitale.



    Capitolo 2

    L’Hellas non era un semplice hotel come si poteva pensare. Costruito su una piccola isola disabitata fino a quel momento, e che era stata ribattezzata Rodi, come la famosa località dell’Egeo, il complesso era costituito da un corpo centrale a forma di H (iniziale di Hellas); i due bracci lunghi della H erano alti cinque piani (sulla loro cima erano disposte due piscine scoperte), mentre il braccio corto che li univa raggiungeva gli otto. Al plesso principale, che oltre alle camere per gli ospiti, conteneva il casinò, la discoteca, quattro ristoranti ed un centro benessere, si univano svariati altri bungalow disseminati nelle vicinanze, immersi nel verde (dovevano riprodurre l’arcipelago egeo). Ad alcune centinaia di metri dall’albergo s’ergeva una collina in cima alla quale era stata posizionata la copia di un piccolo tempio in stile greco, sul versante orientale, verso la spiaggia ed il mare, era stato costruito un teatro greco. Un traghetto, messo a disposizione dalla Suzuki Company, garantiva i collegamenti tra la capitale e l’isola due volte al giorno. Dopo un viaggio per mare di circa quarantacinque minuti, il gruppo di Kogoro sbarcò sul molo di Rodi accolta da un signore che sfoggiava un ampio sorriso:

    “Benvenuti a Rodi, signori, sono il signor Kasuga, l’amministratore delegato della società proprietaria dell’albergo. Mia adorata Sonoko, sei bella come l’ultima volta che ti ho visto con tuo padre!”

    Il signor Kyosuke Kasuga, 54 anni, era uno stimato membro dell’alta finanza nipponica; era amico di antica data dei Suzuki, e compagno di scuola del padre di Sonoko.

    “Signor Kasuga, è un piacere rivederla. Mio padre è spiacente di non poter partecipare all’inaugurazione, ma …, sa com’è, … gli affari! Le posso presentare i miei amici? Lei è la mia amica e compagna di scuola, Ran Mori, questo è suo padre, Kogoro Mori, il famoso detective, e questi sono il piccolo Conan Edogawa, figlio di conoscenti, e la sua mogliettina Ai Haibara”. Dicendo ciò la ragazza si mise a ridere e guardò Conan, che intanto era divenuto rosso come un pomodoro e la stava, mentalmente, maledicendo in ogni modo.

    “Che c’è? Ti vergogni?!”, insisteva la giovane nel vedere l’imbarazzo del piccolo, “ma se lo sappiamo che sei un casanova!” e così dicendo gli mise una mano sulla testa e gli scombinò tutti i capelli.

    “Basta, Sonoko!”, intervenne alla fine Ran.

    Conan intanto, infuriato, si voltò verso la silenziosa Ai: “sarà anche lei arrabbiata, già non ci voleva venire, ci mancava quella scema e le sue battute”, pensò. I suoi occhi si posero sul viso della scienziata ma … non aveva lo sguardo rabbuiato, come temeva, anzi stava ridacchiando sommessamente, per non farsi vedere.

    “Stai ridendo?!”, le sussurrò un contrariato Conan.

    “Che c’è? È vietato ridere, ora!?”

    “Pensavo che ti saresti arrabbiata, in verità”.

    “Qui l’unico che dà in escandescenze sei tu, mio caro! Ti dà così fastidio che la tua bella pensi che sei impegnato?”

    “Ma che stai dicendo?”

    “E poi …”, continuò la ragazzina al suo orecchio: “chi ti dice che io mi accontenti di uno come te?!”, e sì allontanò con il resto del gruppo.

    “Uno come me?”, ripeté un perplesso Conan, “aspetta, Ai!”


    Lasciato il molo, la comitiva si diresse verso dell’hotel. Qui giunti, il signor Kasuga iniziò a mostrare tutte le meraviglie della sua creatura con mal celato orgoglio.

    “La struttura è chiamata Hellas, ossia Grecia. Sapete sono un appassionato di mitologia greca, ho studiato ad Atene per qualche anno, quand’ero più giovane e mi sono innamorato di quel paese. Ogni angolo di questo complesso, e dell’intera isola, richiama l’antica civiltà di quel lontano paese. Come potete vedere ci sono statue e mosaici che riproducono capolavori dell’arte greca classica. Le copie sono state ricreate mandando nei vari musei d’Europa gli scultori per osservare gli originali dal vivo e sono in vero marmo greco”.

    Nel frattempo il gruppo era giunto nella hall ed al centro dell’enorme salone troneggiava una copia perfetta della Nike di Samotracia posta al centro di uno specchio d’acqua.

    “La statua è alta 245 cm, in marmo di Paro, un’isola dell’Egeo; raffigura l’alata dea della vittoria che porta l'annuncio di un trionfo, mentre si posa sulla prua di una nave da battaglia (che costituisce il suo basamento, pure in pietra). Un vento impetuoso investe la figura protesa in avanti, muovendo il panneggio che aderisce strettamente al corpo e crea un gioco chiaroscurale di pieghette dall'altissimo valore virtuosistico, in grado di valorizzare il risalto dello slancio, guardate infatti come il vestito le aderisce perfettamente al ventre mettendo in mostra il suo ombelico, mentre la gamba sinistra è rimasta totalmente nuda. Dinamismo ed abilità d’esecuzione si uniscono quindi in un'opera che concilia spunti dai migliori artisti del mondo classico: il vibrante panneggio di Fidia, gli effetti di trasparenza e leggerezza di Prassitele e la tridimensionalità di Lisippo. L’originale fu scolpita da Pitocrito a Rodi tra il 200 ed il 180 a.C., ed ora è al Louvre di Parigi”.

    La piccola comitiva aveva ormai una gran confusione in testa, dovuta a tutte quelle informazioni che s’erano riversate su di essa tutte in una volta. Poi, cambiando totalmente discorso, il signor Kasuga proseguì:

    “Voi, miei graditi ospiti, alloggerete tutti nel corpo centrale, purtroppo i bungalow non sono ancora pronti, ma di certo per questa estate saranno ultimati. Come potrete vedere nei prossimi giorni, tutte le sale del complesso sono adornate d’opere d’arte greche o di opere successive che si ispirano alla Grecia. … Hitomi!”

    Kasuga vide in quel momento passare una giovane donna, di circa 23 anni, e la salutò con affetto. Quindi la presentò ai suoi ospiti:
    “Questa è Hitomi Kisugi, è l’animatrice capo; oltre che dell’animazione si occupa anche di intrattenere i bambini, per ora è anche il capo del personale, … sapete, non abbiamo ancora trovato la persona adatta a questo incarico, ma su Hitomi si può contare. Se volete, Conan e la sua amica potranno andare con lei, conoscere altri ragazzini e giocare in allegria. Così, magari, i grandi si potranno dedicare ad altro”.

    “Ottima idea!!”, sghignazzò Sonoko.

    Ma sul viso dei due ragazzi apparve uno sguardo di terrore: “andare a giocare con altri marmocchi? Ma non scherziamo mi bastano quelli che incontro a scuola!”, pensava Conan ed osservando lo sguardo adirato di Ai, che evidentemente gli rimproverava d’averla trascinata in quella situazione, capì che anche l’amica era contrariata da quella possibilità.

    “Salve, signorina Hitomi. Sono il famoso detective Kogoro Mori, credo che questo sia un incontro voluto dal destino!”, e così dicendo le prese e baciò la mano.

    “Papà, ricorda che dobbiamo comprare qualche ricordino per la MAMMA!”, sottolineò Ran con tono minaccioso e quindi pensò: “altro che proteggere la sua bambina dai cascamorti, lui è il campione e re incontrastato dei cascamorti…”.

    “Sono onorata di fare la sua conoscenza, detective, non mancheranno di certo occasioni per scambiare qualche parola: ma ora sarà il caso che andiate a prendere possesso delle vostre stanze”, disse un’imbarazzata Hitomi.

    “E lei non ci accompagna?”, continuò Mori.

    “No, purtroppo ho da fare, ma penso che ci vedremo per cena; ora scusatemi”; e detto ciò s’allontanò.

    “Addio, mia adorata Hitomi, conterò i minuti che ci separano! … Che vuoi tu?”, aggiunse l’uomo notando le occhiatacce della figlia.

    “Vergognati!”


    Il signor Kasuga, quindi, consegnò al gruppo le chiavi elettroniche delle loro stanze e, indicati gli ascensori, si congedò. Il gruppo raggiunse il piano e fece quindi ingresso nelle proprie camere; ma quelle non erano stanze in effetti, erano suite, come ci si poteva aspettare dalla famiglia Suzuki. Nella 624 presero posto Conan e Kogoro, nella 625 le tre ragazze. Le suite erano enormi, quasi dei mini appartamenti, compresi di idromassaggio privato e di balcone sul mare; inoltre potevano comunicare tra loro tramite una porta interna.


    Il resto del pomeriggio trascorse nel disfare i bagagli e nel preparativi per la cena. Ogni ristorante aveva due turni; Mori ed i suoi erano nel secondo, quello delle 21.00, ed erano stati invitati, dal signor Kasuga, al tavolo d’onore. I cinque, quindi, si vestirono nel modo più elegante possibile, gli uomini in giacca e cravatta, Conan mise un pantalone lungo, le ragazze in abito da sera lungo; ma Ai indossò una gonna molto elegante ma più corta.

    La cena sarebbe stata servita sul ristorante Afrodite che si trovava all’ultimo piano del blocco centrale. Superate le monumentali porti in legno pregiato, il gruppo entrò in una sala enorme, una gigantesca cupola di vetro faceva vedere il cielo stellato illuminato dalla Luna, mentre la parete di fondo era abbellita da una copia della Nascita di Venere di Botticelli a grandezza naturale, infatti misurava 172x278cm. Proprio sotto la conchiglia su cui si trovava la dea era posizionato il tavolo.

    “Signor Mori, Sonoko, signorine Ran ed Ai, piccolo Conan, vi presento il direttore dell’albergo, Bruno J. Gloval”, così dicendo, Kasuga mostrò un distinto signore vestito elegantemente, di circa 58 anni, con ampi baffi ormai grigi ed una folta capigliatura dello stesso colore.

    “Sono onoratissimo d’avervi al mio tavolo”, disse l’uomo, “vi presento il resto dei commensali. La signorina Hitomi, che da quanto mi è stato detto avete già conosciuto, il dottor Sado, medico, il signor Ataru Moroboshi, capo della sicurezza, le signorine Kaname Chidori e Kaori Makimura, attrici, la signora Nabiki Tendo, attrice, ed i signori Shun Mitaka e Son Goku, attori”.

    “Lei è il signor Mitaka? Il famoso attore? Sono onoratissimo di conoscerla, sono un suo grande ammiratore. Ma cosa ci fa qui, è in vacanza anche lei?”, domandò Kogoro visibilmente emozionato dall’inatteso incontro con una tale celebrità.

    “No, in effetti sono venuto per lavoro. Parteciperò alla messa in scena dell’Ippolito del tragediografo Euripide. Dal momento che questo complesso è dedicato alla Grecia, per la sua inaugurazione si rappresenterà una tragedia greca”.

    “Capisco, purtroppo non conosco il mito greco, di cosa tratta l’opera?”

    “Il giovane Ippolito è figlio di Teseo, re d’Atene, ma si dedica solo alla caccia evitando di sacrificare ad Afrodite. La dea, adirata, fa innamorare del giovane la sua matrigna Fedra che gli confessa il suo amore. Inorridito il ragazzo scappa, Fedra si uccide ma prima di morire accusa il figliastro di aver tentato di usarle violenza. Suo padre lo maledice ed il ragazzo muore aggredito da un mostro marino. Alla fine la dea Artemide appare e scagiona il suo protetto dalle infamanti accuse”. Conan aveva appena finito di riassumere l’opera che si vide osservato da tutti, mentre Ai gli dava una gomitata sotto il tavolo: “Ah, ecco, … l’altro giorno c’era un documentario sulla mitologia greca, e parlavano anche di Ippolito”.

    “Si deve sempre mettere in mostra!”, pensava intanto la piccola scienziata.

    “E così, lei che ruolo avrà, signor Mitaka?”, proseguì il detective.

    “Io sarò Teseo, mentre la signora Tendo sarà Fedra, la signorina Chidori sarà Artemide, la signorina Makimura Afrodite ed il signor Son Ippolito”.

    “Non avevo dubbi che due splendide creature come voi fossero delle dee”, concluse galantemente Kogoro, ricevendo anche lui una gomitata, ma da sua figlia.

    “Com’è gentile, signor Kogoro, la posso chiamare Kogoro, vero?! La rappresentazione andrà sulle scene tra due giorni, ma se volete domani pomeriggio potreste venire a vedere le prove”, propose Kaori. L’investigatore non si fece invitare due volte.


    La cena proseguì in allegria, parlando di argomenti vari. Quando si fu al dolce, il direttore si congedò per tornare ai suoi doveri. Kogoro decise di fare una visitina al casinò, attirandosi la disapprovazione della figlia. Ran e Sonoko decisero, ma in effetti fu la Suzuki a decidere ed a trascinarsi dietro l’amica, di andare in discoteca. Conan non era per nulla d’accordo: “vengo anch’io!”

    “E no, piccolo ficcanaso, la discoteca non è un posto per te. Fila a letto o tieni compagnia ad Ai”, lo redarguì la giovane ereditiera. “Io e Ran andiamo a caccia”, concluse ridacchiando.

    “A caccia!?”, protestarono all’unisono Ran e Conan.

    “Andiamo, andiamo, vendichiamoci di quel fissato d’omicidi, insensibile ed ottuso!”, e così dicendo Sonoko trascinò via la giovane.

    “Ma io sarei qui, in verità!”, pensò Conan.

    “Allora che vuoi fare? Le andrai dietro di nascosto?”, s’intromise Ai.

    “Ma figurati, è che non mi fido a lasciarla con Sonoko, è pazza!”

    “Ehi, marmocchi voi filate a letto, intesi?”, aggiunse Kogoro che subito dopo sparì verso il casinò.

    “Che vuoi fare? Facciamo un giretto? Non abbiamo ancora esplorato l’edificio!”, propose il quattrocchi ottenendo l’assenso della sua piccola amica.


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo
    "tutte le sue paranoie sul perché dovesse tenere nascosti i suoi sentimenti le sembravano ora senza senso"


    Edited by Haibarafan - 11/8/2012, 11:01
     
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  2. SirDanielForte
     
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    Haibarafan!!! Voglio assolutamenteeeeee il continuooooooooooooooo!!!!!!
     
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    ah eccoti di nuovo all opera che sorpresa non aspettavo altro dalla tua ultima storia :woot: bellissimi come capitoli inziali inutile dire che se ci sono di mezzo ai e conan insieme io perdo il lume della ragione e la mia attenzione si focalizza principalmente su di loro :asd: però la trama è ben costruita e mi piacciono molto i vari riferimenti sulla grecia e la sua mitologia e mi sembra di capire che in questo campo tu abbia una cultura non indifferente visto la dovizia di particolari inoltre ho notato che continui ad utilizzare i nomi di personaggi di altri anime..se per caso parte un altro gioco come quello della fan precedente dimmelo perchè sono prontissima :ballare: al prossimo capitolo allora per seguire le avventure del marmocchio e della sua "mogliettina"(magari fosse vero) :xd: :xd:
     
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    Ho notato che usare nomi di altri personaggi mi risolve i problemi onomastici ed è stato ben accolto l'altra volta. Chi vuole può cercare di indovinare, a conclusione della storia ci saranno i soliti ringraziamenti che sveleranno gli eventuali personaggi rimasti celati.

    Capitolo 3

    L’albergo era effettivamente enorme, dal ristorante “Afrodite” i due ragazzini scesero al piano terra e si inoltrarono tra i vialetti alberati che circondavano il palazzo; la brezza notturna della primavera si riversò sulla loro pelle facendo rabbrividire Ai che aveva le spalle scoperte.

    “Tieni, o prenderai freddo!”, le disse Conan prestandole la giacca e togliendosi la cravatta che lo soffocava.

    La ragazzina accettò l’offerta, senza dire nulla, ma arrossendo lievemente, quindi girò la testa in modo che l’amico non la potesse vedere in volto e cambiò discorso: “Che Luna meravigliosa! Forse non è stata una cattiva idea fare questa vacanza, grazie per avermi convinta!”

    “In effetti ti ho minacciata, comunque prego. Non puoi rimanere sempre in laboratorio e non è neppure il caso che tu rimanga sola se Agasa è in viaggio. Chissà come se la passa il dottore…”.

    “Gli ho raccomandato di non eccedere nel cibo in mia assenza, gli ho preparato una lista di ciò che può e non può mangiare, spero che la segua, altrimenti mi sentirà al suo ritorno”.

    “Sai, certe volte mi sembri più la sua badante che una ragazzina di sette anni”.

    “Maleducato, come ti permetti!”

    “Già, a novantadue anni sei tu ad aver bisogno della badante!”, si mise a scherzare il ragazzino.

    “Ottantaquattro per la precisione”, proseguì lei, “te l’ho già detto una volta, con la mia età sarei perfetta … per te!”

    Forse era la situazione, il trovarsi in un boschetto di ciliegi in fiore, da soli sotto la Luna piena, ma Ai si sentiva coraggiosa come non mai, tutte le sue paranoie sul perché dovesse tenere nascosti i suoi sentimenti le sembravano ora senza senso, forse se avesse aperto il suo cuore lui avrebbe accettato, forse doveva solo essere audace. Quindi iniziò ad avvicinarsi al suo amico che le stava dando le spalle, mentre il cuore le iniziava a battere freneticamente ed il respiro accelerava; ma Conan era distratto da qualcosa. Ai si arrestò:

    “Che succede?”

    Le fece segno di tacere, si sentivano due voci alterate provenire da poco più avanti, decisero di andare a vedere. Ai sospirò pensando che per farsi notare si sarebbe dovuta far ammazzare o rapire, altrimenti non c’era speranza e rise tra sé di se stessa. Fatti alcuni metri e svoltato un angolo del sentiero, le voci divennero più chiare:

    “La devi smettere di essere gelosa, non sei mia moglie!”

    “Mi avevi promesso il ruolo di Fedra, ed invece sono solo Artemide! Sei una carogna, ti odio!”

    “Ma mia piccola Kaname, quello di Artemide è un ruolo importante; lo sai che Nabiki ha più esperienza ed è più grande di te anagraficamente, non potevo fare altrimenti; c’ho provato, ma il regista non ha voluto sentir ragioni!”

    “Ma sei o non sei il grande Shun Mitaka? O ti spacci per una persona importante solo per portarti a letto le sprovvedute come me? Cos’è, anche Nabiki ti si è concessa? Confessa!”

    “Queste tue insinuazioni sono offensive, non ti permetto di parlarmi così!”

    Quindi le rifilò un forte ceffone che le fece divenire rossa tutta la guancia.

    “Ricordati, ragazzina, che come ti ho creato, così ti posso distruggere!”

    “Ti odio, ti odio, me la pagherai, me la pagherai molto!”

    Quindi la giovane attrice scappò via in lacrime. Mitaka si accese una sigaretta e rimase fermo a meditare.

    “Nulla di interessante, il solito attorucolo che usa la sua posizione per portarsi a letto le giovani promesse del teatro. Andiamo via, hai spiato abbastanza…”, ed Ai iniziò a trascinare via l’amico per un braccio. Ma i suoi propositi furono fermati da una nuova arrivata, avvolta in un meraviglioso scialle nero di pizzo.

    “Shun, tesoro!”

    “Oh, Kaori! Che succede?”

    “Ho incrociato Kaname che correva via piangendo, è successo qualcosa?”

    “Nulla di cui ti debba preoccupare! Capricci da principiante!”

    “Ne sono felice!”, Kaori s’avvicinò all’uomo e lo baciò appassionatamente, tanto da far arrossire i due piccoli spioni.

    “Ti avviso, Shun caro, non tirarmi brutti scherzi! Il ruolo di Afrodite è il mio, non mi fare arrabbiare, potrei divenire molto cattiva". E così dicendo estrasse dalla borsetta un piccolo temperino che puntò alla gola dell’uomo.

    “Ehi, calma, calma! Lo sai che c’è una sola donna per me, sul palco e … nel letto! E quella sei tu, mia adorata!”

    “Sarà meglio per te! Ti saluto!”, quindi, riposto il temperino, la giovane s’allontanò.

    Passati pochi attimi, giunse Nabiki Tendo.

    “Che succede qui? Facevi il cretino con quella sciacquetta?”

    “Ma assolutamente no. Tesoro!”

    “Sarà meglio per te, Shun. Ricordati che sono tua moglie, sebbene il matrimonio sia rimasto segreto per motivi di carriera e dormiamo in camere separate. E ricordati pure che sono molto gelosa. Sono io che finanzio i tuoi spettacoli, e sono stata io a procurarti questo ingaggio. Tu devi tutto, anche la tua vita, a me! Se dovessi scoprire che mi tradisci ti rovinerei. Bada bene a quello che fai!”

    Senza attendere alcuna replica, la donna andò via.

    “Ma che bella compagnia!!”, pensò Conan, “vieni, rientriamo!”, aggiunse; uscendo dal vialetto, il ragazzo notò un giovanotto con un berretto in testa fuggire via sconvolto, ma non capì chi potesse essere e cosa ci facesse lì. Pertanto i due tornarono nelle loro stanze e si andarono a coricare.



    Passarono alcune ore. Alle due della notte Sonoko e Ran rientrarono. La Suzuki era su di giri.

    “Avresti dovuto tradirlo con quel bel ragazzone che ti ha chiesto di ballare. Quello pseudo detective non si merita tutte queste premure da parte tua!”

    “Smettila, lo sai che io queste cose non le faccio. Piuttosto tu, dove sei andata con quel biondino? Se lo sapesse Makoto…”.

    “Il biondino? Era tutta chiacchiera e niente sostanza. Un borioso che faceva il grosso sventolando i soldi del padre. Ma in effetti era uno sfigato senza arte né parte. Mi sono annoiata e l’ho mollato nella hall dicendogli che andavo a darmi una rinfrescata in bagno; credo che mi stia ancora aspettando sotto la statua della Nike. Ma domani sera andrà meglio, ne sono sicura. Troveremo i nostri principi azzurri!”

    “Parla piano, Sonoko, o sveglierai la piccola”.

    “Va bene, scusa! Ma secondo me quella musona sta dormendo, … e magari sogna Conan!”

    “Sonoko!!”, la rimproverò ancora una volta la karateka.

    “Beh, che c’è? È un segreto di Stato? Lo vedi anche tu come lo guarda di sottecchi ogni volta che crede di non essere vista! Non sarai cieca! Una donna guarda così un ragazzo o perché ha qualcosa in viso o perché lo ama! La signorinella, secondo me, è cotta! Basta vedere come si ammutolisce quando il quattrocchi è con te: è gelosa fradicia. Precoce la bimba, per la sua età!”, ed iniziò a ridere sommessamente per non farsi sentire.

    Ai continuava a dormire, dando le spalle alle due amiche; la poca luce emanata dalla bajour ne manteneva il viso in ombra.
    “Smettila, se ti sentisse la metteresti in imbarazzo. Vai a dormire, su!”, la spinse via Ran che poi s’avvicinò ad Ai per assicurarsi che la piccola non si fosse svegliata, ma per fortuna la biondina aveva ancora gli occhi serrati.

    “Scusala, lo sai com’è fatta. È una pettegola impicciona, ma non è cattiva!”, le bisbigliò all’orecchio.

    “Io non sono una pettegola, sono solo curiosa. Se è curioso il tuo maritino è un detective se lo sono io sono una pettegola? Che bella amica! Basta, mi hai offesa, buona notte!”, quindi si tolse il vestito, si buttò sul letto e si mise a dormire, senza neppure mettersi il pigiama, con solo la biancheria addosso. Ran la seguì poco dopo e spense la luce. Al buio la piccola scienziata aprì finalmente gli occhi, e si diresse nel bagno. Qui si guardò allo specchio e notò che aveva il viso tutto rosso fino alla cima dei capelli, bevve un sorso d’acqua, calmò le palpitazioni e tornò a letto. Per fortuna, le sue compagne di camera erano cadute in un sonno profondo e non s’accorsero di nulla.



    Dopo alcune ore sorse il nuovo giorno. Mentre Kogoro dormiva profondamente, Conan uscì dalla suite per farsi un giretto per la struttura ancora immersa nella calma. Dopo qualche minuto giunse presso la piscina scoperta dell’ala nord e vide una figura che spostava sdraio, ombrelloni ed altri oggetti. S’avvicinò fino a riconoscerla: era la signorina Hitomi.

    “Buon giorno, che sta facendo?”

    La signorina sobbalzò per lo spavento e si voltò scorgendo la piccola figura del ragazzino.

    “Ah, sei tu! Sto sistemando le attrezzature per gli ospiti. Le sdraio vanno chiuse tutte le sere ed accatastate, il giorno dopo devono essere riposizionate. Lo stesso vale per gli ombrelloni. È un lavoro dei camerieri, ma a volte do una mano pure io; per ora non abbiamo il personale al completo”.

    “Ma lei è molto forte!”, aggiunse poi il detective notando le braccia e le gambe estremamente muscolose della bella ragazza.

    “In effetti ho praticato sport agonistico fino a qualche mese fa, ho guadagnato così una struttura muscolare armoniosa ed al tempo stesso robusta”.

    “E porta sempre quel borsone con sé?”, chiese ancora il ragazzino indicando l’ampia borsa, con il logo dell’hotel, che la donna aveva poggiato in terra.

    “Sì, ci tengo dentro i miei trucchi ed altre cose, comprese delle sorprese per i bambini irrequieti”, e così dicendo l’aprì ed estrasse una caramella che donò al piccolo il quale notò un paio di grossi guanti da lavoro far capolino dall’ampio e voluminoso borsone.

    “A volte i piccoli ospiti fanno i capricci, ma con questi regalini ne conquisto la fiducia”.

    Mentre Conan ascoltava la spiegazione, la sua attenzione fu catturata da un anello di brillanti che pendeva al collo della giovane tramite una catenina e che faceva capolino dalla camicetta in parte sbottonata della ragazza.

    “E quello cos’è, un anello?”

    “Sì, un ricordo della mia infanzia, di un’età per me felice. Ora se permetti dovrei continuare il mio lavoro!”


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo
    Giunti nell’area giochi per l’infanzia, Hitomi presentò la caccia al tesoro.
     
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    bel capitolo...la trama comincia ad imbastirsi sempre più...fortissimo il dialogo tra ai e conan con il riferimento alla storia dell età della giovane tratto dalla scena del manga in cui lei lo prende in giro su quanti anni abbia in realtà :asd: non vedo l ora di leggere il seguito..e ora passo al mio amato gioco dei nomi :xd: :finora ho riconosciuto kaori makimura di" city hunter" ataru moroboshi di" lamù" nabiki tendo di "ranma" shun mitaka se non ricordo male è di "maison ikkoku" mentre hitomi potrebbe essere quella di "cat's eyes"..son goku inutile dirlo mentre non mi viene in mente kaname chidori anche se l ho sentito..al prossimo capitolo :xd:
     
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    A proposito delle età nel discorso tra Ai e Conan, con i numeri c'ho indovinato? Perché, essendo pigro, mi seccava controllare nel manga cosa dicevano ed ho messo numeri a caso, erano quelli che dicevano loro quella volta?
     
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    mi sembra proprio di si ricordo questi due numeri(comunque poi controllo) mentre nell anime se non erro lei dice che ne ha 48...e conan in un episodio dice addirittura che shiho dovrebbe avere 30 anni...ma quello è l adattamento italiano sul quale certe volte cè da stendere un velo pietoso... :eheh:
     
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  8. Coco-chan
     
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    Davvero un bel lavoro .... la trama è molto bella ..... spero di poter leggere presto il prossimo capitolo ^^
     
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    Contento che vi piaccia. Devo dire che è stato il più difficile tra quelli che ho scritto e non riuscivo a capire il perché. Poi ci sono giunto, è un giallo tradizionale e niente di più, se fosse di Gosho sarebbe un inutile filler. Negli altri racconti ho creato le storie solo come contorno ad Ai (la volevo rapita dai Mib? Ecco "corsa contro il tempo", uno scontro con Gin' "Scontro tra la Bionda ed il Nero" etc.). In questa storia invece Ai è marginale, è il caso al centro quindi la scrittura del testo è andata a rilento, mentre "Corsa contro il tempo" mi aveva fatto divertire. Finora avete assistito ai siparietti tra Ai e Conan, gli ultimi saranno in questa quarta parte, dal prossimo capitolo si entrerà nel giallo e giudicherete voi se è riuscito bene o se è una cavolata. Avevo anche pensato di non pubblicare questa storia, ma le scenette tra i miei due eroi mi sono piaciute e non volevo buttarle nel cestino. Ultima nota, oltre ai nomi dei personaggi degli anime, che sono finiti, non essendoci altri personaggi da presentare, in questo capitolo ho ricreato una scena tratta da un anime che adoro, chi riuscirà ad indovinare la scena e l'anime in questione?



    Capitolo 4

    Conan quindi salutò la donna e tornò sui suoi passi. Giunto nel corridoio che portava alla sua suite vide Kogoro già vestito che stava bussando alla porta delle ragazze.

    “Allora siete pronte per la colazione? Forza che ho fame!”, sbraitava il detective, “almeno potrò affogare i miei dispiaceri nel cibo. Cavolo, ho perso 600.000 yen alla roulette, e chi lo racconta a mia figlia?”, continuava tra sé l’uomo.

    La porta finalmente s’aprì ed apparve un’assonnatissima Sonoko che stava sbadigliando con gli occhi semichiusi.

    “Ma lo sapete che è prestissimo?”

    Aprendo per bene le palpebre vide gli sguardi sconvolti dei due che la guardavano fisso.

    “Che vi prende?”, quindi abbassò lo sguardo e s’accorse d’essere in biancheria, elegantissima e sensuale, ma pur sempre biancheria. “Maniaci!”, sbraitò e sbatté la porta sul muso dei due.

    “Lei va in giro mezza nuda e noi saremmo i maniaci?!”, valutò Conan.

    “Ehm, va bene, vi aspettiamo di sopra. Fate con comodo!”, concluse Kogoro, leggermente entusiasta, sebbene imbarazzato.



    Dopo colazione ci si divise per le attività della mattinata. Kogoro si mise a fare il galante, come diceva lui (il cretino come invece sosteneva la figlia) con le clienti dell’albergo che si affollavano sulla spiaggia, pavoneggiandosi senza ritegno per le sue infallibili deduzioni (ossia quelle che dava Conan con la sua voce ogni volta che lo addormentava), Ran e Sonoko decisero di prendere il sole presso la piscina dell’ala sud. La karateka indossava un elegante e castigato costume intero, Sonoko sfoggiò il suo nuovo bikini comprato per l’occasione prima della partenza: un due pezzi tigrato con una sgambatura vertiginosa ed il reggiseno con aggancio sul davanti. Ran si vergognava per l’amica, tutti i maschi della piscina, dai quindici ai sessantacinque anni, le guardavano con occhi poco pudichi ed estremamente lussuriosi.

    “Ma guardala, sembra Lamù, le mancano le corna; ma quelle prima o poi spunteranno a Makoto!”, commentò sarcastico Conan.

    “Non fare il santarellino, non credo che questa mattina fossi così puritano quando ha aperto la porta!”, lo riprese Ai.

    “Che hai, ti sei svegliata con la Luna di traverso?”

    “Ecco qui i nostri due piccoli amici!”, s'intromise una voce dietro di loro; i ragazzi si voltarono e videro la signorina Hitomi in completo da mattina, pantaloncini bianchi, maglietta bianca con il logo dell’hotel e cappellino con visiera, seguita da uno stuolo di bimbi tra i sette e gli otto anni. “Su, venite, ieri sera in discoteca ho parlato con la signorina Sonoko che mi ha detto che volevate partecipare alle nostre attività, si va a giocare alla caccia al tesoro!”

    Il terrore si dipinse sul volto dei due, non se ne parlava che andassero con tutti quei bambini, lui era un famoso detective del liceo, lei una valente scienziata non … Mentre facevano queste valutazioni i bambini li avevano attorniati e li trascinavano via, verso nuove avventure. Conan si voltò verso Ai per cercare conforto, ma non ne trovò. Vide solo lo sguardo assassino della ragazzina che dimostrava tutto il suo disappunto per la situazione: era meglio farle sbollire la rabbia. Una cosa era certa, quella maledetta Sonoko li aveva giocati, ma un giorno l’avrebbe pagata.


    Giunti nell’area giochi per l’infanzia, Hitomi presentò la caccia al tesoro: “Ora vi leggerò un indovinello, voi dovrete capire dove ho nascosto il tesoro. Ecco il quesito: Là dove la Signora si specchia da una prua di marmo, lì troverete ciò che cercate. Allora dove si trova il tesoro?”

    I bambini erano tutti concentrati per risolvere il quesito. Ogni tanto qualcuno avanzava qualche fantasiosa teoria, ma assolutamente campata in aria. Ai, dopo aver tenuto le labbra serrate fino a quel momento, si rivolse a Conan e gli bisbigliò:

    “Allora mr. Holmes, tu mi hai cacciata in questo guaio, vedi ti tirarmene fuori!”

    “Stai tranquilla, Watson, credo d’aver capito”, quindi, a voce più alta si rivolse alla signorina Hitomi: “Il tesoro si trova presso la Nike della hall”.

    Un mormorio di stupore si levò dai bambini che cercarono conferma nell’animatrice che, sorridendo, annuì. Tutti si spostarono nell’atrio ad osservare l’opera. La scultura si trovava al centro di una grande vasca d’acqua salata, sul cui fondale si trovavano quelli che sembravano grossi blocchi di pietra.

    “Mi scusi, signorina Hitomi, ma quei blocchi cosa sono?”

    “Blocchi di marmo pentelico, provengono dalla Grecia, in origine sono serviti per adornare le terme, questi sono avanzati e si è pensato di disporli in questa vasca come se fossero un fondo roccioso”.

    “E perché quel blocco ha un buco nel centro?”, chiese ancora indicando un pezzo di marmo rotondo come una ruota con un grosso foro al centro.

    “Non saprei di preciso, credo che dovessero collocarlo da qualche parte ma poi l’hanno scartato per qualche motivo. Con quel buco non poteva essere utilizzato in nessun luogo e l’hanno messo con gli altri. Ma ora basta con queste chiacchiere, dobbiamo recuperare il tesoro”.

    La signorina mise una mano dentro la vasca ed estrasse un pacco sigillato a tenuta stagna. Apertolo ne scoprì il contenuto: leccalecca, caramelle e cioccolatini di ogni tipo, forma e gusto. I bambini rimasero a bocca aperta ed invidiavano Conan che aveva vinto un così gustoso premio. Il piccolo detective osservò Ai per cercare un consiglio che gli giunse senza bisogno di parole; lo sguardo della giovane era più che sufficiente per lui, neppure con una sorella avrebbe avuto un’intesa tanto perfetta. Quindi decise di donare al gruppetto tutto il tesoro, suscitando grida di gioia; per ricompensarli, Hitomi diede loro alcuni cioccolatini estratti dalla sua borsa; mentre la riapriva, il giovane Edogawa notò che sembrava più vuota rispetto alla mattina e che i guanti da lavoro erano spariti. Dopo la caccia al tesoro, la giovane animatrice decise di portare tutti a fare il bagno in piscina; peccato che fosse la piscina per i bambini, quindi si toccasse in ogni punto con i piedi. Per maggior sicurezza la giovane distribuì a tutti i piccoli salvagente e braccioli, Conan dovette prendere la ciambella a forma di papera, nonostante protestasse d’aver imparato a nuotare con suo padre alle Hawaii anni prima. Ai si rifiutò d’entrare in acqua con indosso una ciambella a forma di Pokemon, acquatico ovviamente, e decise di rimanere distesa su una sdraio, almeno le facessero prendere il sole in pace. Avrebbe voluto tenere una faccia seria ed il broncio, ma vedere Conan nuotare con la ciambella a papera e borbottare come una pentola a pressione le fece passare ogni proposito di serietà e le strappò un ampio sorriso, sebbene nascosto dietro un libro che s’era portata da casa e che lasciò perplessa l’animatrice che ne lesse il titolo: “La struttura molecolare del DNA umano”.

    “Non si stupisca, Ai è un po’ strana!”, spiegò subito Conan, attirandosi un’occhiataccia da parte della piccola scienziata.

    “Finora credevo d’essere io quella strana!”, replicò l’animatrice.

    “Perché, che libri le piacciono?”

    “Quelli della Christie, in particolare i gialli con Poirot”.

    “Anche a lei? Pure io adoro Poirot! Il mio romanzo preferito è Assassinio sull’Orient Express. Ed il suo?”, domandò un Conan al settimo cielo per aver trovato un’altra giallista come lui.

    “Assassinio in Mes…, no, volevo dire Assassinio sul Nilo. È un capolavoro!”, concluse Hitomi. “Scusami, ma ora devo tornare dagli altri bambini”. E lasciò i due ragazzi da soli a bordo piscina.

    “Certo che farsi dare della strana da uno fissato con la gente ammazzata, è il colmo!”, commentò sarcastica Ai.

    “Come, scusa?”, chiese un distratto Conan.

    “Niente, niente! Non vedo l’ora che questa tortura finisca, monsieur Poirot!”



    Finalmente, all’ora di pranzo la tortura, come l’aveva ribattezzata la piccola studiosa, ovvero il “mini club”, come lo chiamava invece la loro carnefice, si concluse e Conan ed Ai poterono ritornare con il loro gruppo. Sonoko fu la prima ad accoglierli:
    “Allora, vi siete divertiti con gli altri bimbi?”, e si mise a ridere. E più vedeva il ragazzino contrariato, più rideva scompigliandogli i capelli con la mano, a stento trattenuta da una comprensiva Ran che la rimproverava per il suo modo di fare. Il pranzo fu servito all’aperto, nel ristorante sul mare, sotto un enorme telone che riparava dai raggi solari che a quell’ora battevano in modo violento. Kogoro si rimpinzò fino a stramazzare sulla sedia. Fino alla colazione s’era moderato, ma quando aveva scoperto che i pasti erano compresi nel prezzo e quindi poteva mangiare senza limiti s’era lasciato andare senza ritegno, soprattutto se non c’erano belle ragazze da corteggiare al suo tavolo.

    Dopo pranzo il gruppo andò a riposare, soprattutto Ran e Sonoko, stanche per la nottata in discoteca. Passata qualche ora, Conan ricominciò ad esplorare i dintorni del complesso fino a raggiungere il tempietto. Questo sorgeva su una collina da cui si dominava il teatro, ancora vuoto in attesa che iniziassero le prove; un’elegante scalinata in marmo lo metteva in collegamento con il piano stradale. Il piccolo, soprapensiero, si mise a contare gli scalini a voce alta. Giunto a metà della salita, al gradino dieci, vide qualcosa volare verso di lui. Con uno scatto lo afferrò e scoprì che era un cappello di paglia, non vedendo il proprietario lo infilò in testa e continuò a salire.

    “Bella presa!”, esclamò una voce ben nota sopra di lui.

    Alzò gli occhi e vide Ai che lo guardava dalla cima della scalinata.

    “Mi era volato via, temevo d’averlo perduto … Anche tu conti i gradini? L’ho fatto pure io, sono diciannove”.

    “17, 18, 19 e … 20”, disse il bambino che aveva ripreso la salita fino a raggiungere l’amica presso il tempio e mettendo con un salto i piedi sull’ultimo gradino.

    “Ma che stai dicendo? Sono 19!”, protestò lei con un’espressione contrariata.

    “Sono 20, li ho contati attentamente!”

    “Anch’io li ho contati, sono 19!”

    “Allora facciamo così, sono diciannove e mezzo!”

    Ai scoppiò a ridere, Conan ne rimase stupito.

    “È raro che tu rida!”, osservò e le mise sulla testa il cappello di paglia. “E da quando hai un copricapo come questo?”

    “Per forza, rido. Se ti metti a fare il buffone..: comunque grazie per il cappello. Era di mia sorella, ci sono molto affezionata, l’ho messo in valigia per ogni evenienza”.

    “Figurati! Non c’è di che! Ma, … dove vai?”, aggiunse vedendola scendere di sotto.

    “Vado a prendere una cosa in camera. Ci rivediamo tra poco al teatro per le prove!”, detto ciò scappò via, con il cuore che le batteva all’impazzata e le gote tutte rosse.

    “Strana ragazza!”, valutò un perplesso Conan che riprese a gironzolare presso il tempio.


    CONTINUA

    Nel prossimo capitolo:
    “In bagno, è …, è orribile!”, poi si mise a piangere .
     
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    ai con il salvagente dei pokemon volevo proprio vederla :asd: che spasso i siparietti con conan sono le parti che preferisco in assoluto comunque anche la trama è ben costruita e anche le descrizioni dellle varie scene è come guardare un episodio in tv :xd: a proposito di scene quella di cui parlavi è quella delle scale vero?è quella di "orange road" tra kyosuke(mi pare il nome originale fosse questo)e madoka...bellisimo riviverla attraverso la nostra coppietta :wub: dal prossimo capitolo si entra nel vivo del racconto a quanto ho capito..non vedo l ora di arrovellarmi il cervello per risolvere il caso.. :asd: ah per il fatto del discorso dell età di shiho ho controllato e il numero 84 è esatto mentre il 92 credo sia di una scena del cartone
     
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    Probabilmente ho fuso il ricordo del numero preso nel manga con quello preso dall'anime, perché in effetti mi sembrava di ricordare proprio quelle cifre. Va bene, omaggio ad entrambe le versioni. Brava aihaibara84, la scena è quella delle scale da Orange Road; diciamo che ho costruito tutta quella scena solo per inserire quel pezzo che adoro.

    In effetti se sapessi disegnare, Ai con la ciambella dei Pokemon sarebbe un soggetto magnifico.

    Devo inoltre ammettere che i siparietti tra Haibara e Conan sono le parti che mi vengono meglio, io scrivo solo per creare i siparietti, se fosse per me farei solo quelli, altro che delitti e misteri (e questo ha reso più difficoltosa la stesura di questo racconto, se Ai non è al centro della scena non ho ispirazione, ma non posso farla rapire/morire ogni volta).
     
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    anche io preferisco le scene comiche rispetto a quelle drammatiche quando scrivo o disegno sono quelle che mi riescono meglio :asd: e comunque a me piace vedere ai vivere una vita più o meno normale...per quanto possa definirsi così stare accanto alla sfiga fatta persona di conan.. :asd: comunque quanti capitoli pensi di scrivere?
     
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    U.U ORA INIZIO A LEGGERLO U.U MI PIACERà O NO??'
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    L'ho finito questa mattina, se non sbaglio sono 9 capitoli.
     
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    ah bene posso mettermi comoda allora :xd:
     
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