Corsa contro il tempo (racconto)

Nuova FF per Conan ed Ai

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    Dopo qualche tempo ho composto un nuovo racconto. Ovviamente Conan ed Ai saranno al centro dell'azione e, forse, del mirino, come sempre. C'è un giochetto stupido che ho creato con i nomi che compaiono nella storia, suppongo che lo capirete subito. Chi indovina avrà tutto il mio affetto, non volevate dei soldi, vero? Aspetto i vostri commenti. Buona lettura.

    Capitolo 1: #entry498452810
    Capitolo 2: #entry498522753
    Capitolo 3: #entry498621907
    Capitolo 4: #entry498646663
    Capitolo 5: #entry498725083
    Capitolo 6: #entry498841153
    Capitolo 7: #entry498978615
    Capitolo 8 (fine): #entry499103457





    CORSA CONTRO IL TEMPO

    Capitolo 1

    Beika - Sabato, 7 Aprile
    La primavera era ormai giunta, molti ciliegi erano già in fiore. Il vicolo era silenzioso, la luce del primo pomeriggio lo inondava e lo rendeva luminosissimo, nessun rumore si udiva per la strada, solo una graziosa bimba, di circa sette anni, stava innocentemente intrattenendosi con la palla recitando una filastrocca. Tante volte la mamma le aveva detto di non giocare da sola in mezzo alla via, ma Madoka Ayukawa non ascoltava mai la madre, era quella che si dice una bambina monella. Il ritmico rumore prodotto dal pallone si interruppe quando Madoka sentì fischiettare una persona e quindi, voltatasi, vide sopraggiungere alle sue spalle un signore che le sorrise e le offrì un leccalecca. Quindi le disse:

    “Giochi da sola, piccola? Dov’è la tua mamma?”

    Lunedì, 9 Aprile
    “il corpo della piccola ritrovato questa mattina nel parco di Beika è stato infine identificato. Si tratta di Ayukawa Madoka, di anni 7, scomparsa nel pomeriggio di sabato scorso. La bambina aveva giocato a palla nel vicolo dietro casa sua per tutta la giornata; quando sua madre, la signora Misato, non l’ha vista ritornare per la merenda ha dato l’allarme, ma nessuno nel vicinato sapeva cosa le fosse accaduto. In breve s’è pensato ad un rapimento, sebbene la famiglia della scomparsa non fosse agiata e non sia giunta alcuna richiesta di riscatto. Nonostante le dure ricerche della polizia, la storia ha avuto l’epilogo peggiore, con il ritrovamento del corpo della piccola Madoka. Al momento gli inquirenti non hanno voluto rilasciare ulteriori informaz…”.

    Con un colpo deciso sul telecomando, il detective Mori spense la televisione, e si mise ad ascoltare la radiocronaca delle corse ippiche.

    “Che brutta faccenda”, pensò, “per fortuna non me ne devo occupare io … Forza, Sugar, forza, taglia il traguardo che a paparino servono i soldi per la bolletta. Dannazione, è arrivato secondo, che scalogna”. Il detective, sconsolato, spense anche la radio.

    “Siamo, a casa!”

    “Oh, Ran, sei tornata! Com’è andata a scuola?”

    “Bene, come sempre, anche se in classe non si parlava che della bambina scomparsa”.

    “Non hai saputo? Hanno trovato il suo corpo nel parco di Beika, è morta”.

    “Povera piccola. Ma non si sa nulla del colpevole?”

    “No, assolutamente. Sembra che la polizia brancoli nel buio”.

    “Perché non te ne occupi tu, zietto?”

    La vocina fastidiosa di Conan s’era intromessa, come sempre, nei discorsi da adulti che non gli competevano. Dannato moccioso, ma da dov’era sbucato fuori?

    “Nessuno mi ha ingaggiato per questa indagine, e comunque non sono affari tuoi, impiccione in miniatura”. Detto ciò il detective gli assestò un grosso pugno sulla testa, facendogli male.

    “Ahia!”

    “Papà, non picchiare Conan, voleva solo informarsi”.

    “Mi sembra che si informi troppo di cose che non lo dovrebbero interessare. Ha solo sette anni”.

    Detto ciò, Mori si infilò la giacca e decise d’uscire.

    “Dove vai ora, tra poco si cena”.

    “Vado a bere qualcosa al Poirot. Quell’impiccione mi ha innervosito”.


    Giovedì, 12 Aprile
    “Questa mattina è stato rinvenuto il corpo esamine della piccola Ayuhara Kozue, di anni 8, scomparsa nel tardo pomeriggio di martedì. La piccola stava giocando al parco sotto gli occhi della madre, quando ad un tratto è scomparsa. A nulla sono valse le ricerche dei suoi genitori e della polizia. Come per la piccola Madoka, trovata lunedì, anche in questo caso la bambina è sparita nel nulla per ricomparire priva di vita dopo circa 48 ore. La polizia….”.

    “Un’altra vittima, la cosa diventa preoccupante”. Disse a voce alta Mori.

    “E tu non vuoi fare nulla, papà?”

    “Non sono un poliziotto, sono un detective privato, se sarò assunto indagherò, altrimenti preferisco rimanerne fuori”.

    “Forse non potrai farlo, Mori!”

    La porta dell’ufficio s’aprì ed apparve Megure, seguito da Takagi.

    “Ispettore, perché è qui?”

    “Mori, sono venuto per chiederti aiuto per i casi delle bambine uccise”.

    “Siete messi male con le indagini?”

    “Sì, non ci raccapezziamo. Ma temiamo d’essere d’avanti ad un serial killer”.

    “Beh, mi sembra presto per dirlo. Sono solo due casi”.

    “In verità i casi sono quattro”.

    Mori e la figlia sgranarono gli occhi. Non credevano a quanto sentivano. Anche Conan, che fino a quel momento era rimasto seduto in silenzio, iniziò a prestare molta più attenzione a quanto il paffuto poliziotto andava dicendo.

    “Come quattro!? Ma il telegiornale ha parlato di due casi, quello di lunedì e quello di oggi..:”.

    “Ce ne sono stati altri due in precedenza. Il primo l’8 Marzo: Tendo Akane, 7 anni, scomparsa davanti alla stazione di Beika e ritrovata morta due giorni dopo. E poi la seconda il 20 Marzo, Kawashima Ami, 7 anni, scomparsa davanti al supermercato Oshii e ritrovata priva di vita due giorni dopo”. Rispose Takagi che aveva consultato gli appunti sul suo taccuino.

    “Ma perché dite che è opera dello stesso assassino?” Si intromise Conan.

    “Ci sono notizie che non abbiamo riferito alla stampa: le quattro bambine avevano gli occhi azzurri, tutte e quattro sono state strangolate e, sebbene non risulti che abbiano subito violenza fisica, sulla guancia destra di tutte le vittime è stato inciso, si pensa con un coltello, il kanji 泪 (rui), che significa “lacrima”, mentre sulla fronte c’è una specie di occhio, sempre fatto con la stessa lama. Le incisioni sono avvenute post mortem, ma queste, la morte per soffocamento ed il colore degli occhi sembrano indicare un serial killer, un assassino che prende di mira le bambine tra i sette e gli otto anni”.

    “Che orrore!” Sospirò Ran portandosi la mano sulla bocca.

    “Dannato marmocchio, questi non sono discorsi adatti alla tua età, fila via!” Così dicendo Mori mise alla porta Conan.

    “Ran ha ragione”, riprese l’ispettore, “per questo vogliamo il tuo aiuto, Kogoro, la stampa non ci starà molto ad unire queste due ultime vittime con quelle del mese scorso, e quando si saprà che un serial killer si aggira per Beika prendendo di mira le bambine scoppierà il panico. Dobbiamo fare presto, prima che la situazione peggiori”.

    Così dicendo Megure passò l’incartamento all’investigatore che lo prese e vide, sulla copertina una grossa M.

    “Che cosa significa?” Domandò il detective ai due poliziotti indicando la lettera latina.

    “Al comando hanno classificato il caso con la lettera M, come quel vecchio film”.

    “Quale film?”

    “M - Eine Stadt sucht einen Mörder, M - Una città è alla ricerca di un assassino, un film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang. Racconta la storia di un maniaco che adesca, rapisce ed uccide otto bambine. È il primo film di Lang ad usare il sonoro. Si ispirava al caso, realmente accaduto tra il 1913 ed il 1929, di Peter Kurten che uccise almeno nove persone, tra adulti e bambini, e fu soprannominato il Vampiro di Düsseldorf. Almeno questo è quanto dicevano tempo fa in un documentario sull’espressionismo tedesco”. Disse Conan rientrato nell’ufficio in quel momento.

    Tutti lo guardavano basiti: ma che razza di programmi guardava quel bambino in televisione? Non facevano più gli anime di quando loro erano piccoli? Kogoro non tollerò oltre:

    “Ran portalo via, non lo voglio più vedere”.

    La ragazza obbedì prontamente, nonostante le lamentele del bambino.

    “D’accordo, vi aiuterò”, riprese il detective, “Le quattro famiglie si conoscevano, magari le bambine erano compagne di classe?”

    “No, assolutamente. Erano perfette estranee. Andavano in scuole diverse ed i genitori fanno lavori che non hanno alcun legame tra loro. L’unico indizio è quel kanji inciso sulla guancia destra e l’occhio in fronte, non sappiamo altro”.

    “Davvero poco per iniziare. Va bene, andrò a fare dei sopralluoghi là dove le bambine sono sparite. Vedrò cosa riesco a trovare”.

    [Continua]


    Nel prossimo capitolo
    “E le tue amichette come stanno? Avranno paura!”

    “Le mie amichette? Ah, Ayumi ed Ai? No, non credo; Ayumi è sempre scortata da Genta e Mitsuhiko, in quanto ad Ai…”


    Edited by Haibarafan - 28/7/2012, 14:09
     
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    Capitolo 2
    Domenica, 15 Aprile
    Le ricerche di Mori erano state infruttuose; sebbene avesse ispezionato i luoghi delle sparizioni e quelli dei ritrovamenti, il serial killer non aveva lasciato traccia alcuna. Le vittime erano state strangolare, forse con una calza di nylon femminile, un collant, poi erano state sfregiate con il kanji che indica la parola “lacrima” e con quella specie di occhio, quindi abbandonate in posti diversi della città. Ai polsi c’erano tracce di una corda, forse di canapa, con cui il rapitore aveva legato le sue piccole vittime. Nessuno aveva visto nulla, nessuno sapeva nulla; gli unici indizi erano le due incisioni, l’età delle vittime ed i loro occhi azzurri, sia i segni della calza, sia quelli della corda s’erano rivelati un vicolo cieco. Come se non bastasse, due giorni prima era scomparsa la quinta bambina, Roppongi Akemi, 8 anni. La psicosi si stava intanto impadronendo di Beika, la gente iniziava a sospettare che le sparizioni, così ravvicinate tra loro, nascondessero qualcosa che la polizia non voleva dire. Già molti genitori avevano deciso di non mandare le figlie a scuola, temendo non sapevano neppure loro che cosa. Mori rientrò in ufficio, e si sedette a riordinare le idee, non sapeva che pesci prendere. Accese la televisione, era l’ora del consueto programma della sua Yoko Okino, magari vedere la sua dea gli avrebbe schiarito i pensieri, di certo non gli avrebbe fatto male. Con suo enorme disappunto scoprì che al posto del consueto programma c’era un’edizione speciale del telegiornale. Stava per spegnere quando vide, dietro la giornalista, una foto gigante di Akemi Roppongi, la bimba scomparsa da 48 ore. Ebbe un bruttissimo presentimento ed alzò il volume.

    “… La piccola è stata ritrovata alle spalle del rivenditore d’auto Yasuki Motors, circa due ore fa. Non ci sono dubbi che si tratti di Roppongi Akemi. Salgono così a cinque la bambine scomparse a Beika nell’ultimo mese. Fonti interne alla polizia, infatti, ci hanno confidato a microfoni spenti che anche le due bambine scomparse a Marzo, Tendo Akane e Kawashima Ami, sarebbero vittime dello stesso omicida. Si può quindi ipotizzare che per Beika s’aggiri un serial killer che uccide le bambine in età scolare …”.

    Mori era sgomento, spense il televisore e cercò di far mente locale. Intanto Ran e Conan scesero nell’ufficio dall’appartamento sovrastante. Anche loro avevano appena sentito la notizia.
    “Papà hanno trovato la quinta, e la stampa sa dei delitti del mese scorso”.
    “Lo so, non era possibile che riuscissero a tenere la cosa nascosta più a lungo, i giornalisti non sono stupidi, e di certo hanno le loro fonti, anche al comando della polizia metropolitana. Torno proprio ora da là: Megure è disperato, brancolano nel buio più totale. Hanno ricevuto telefonate sia dal capo della polizia sia dal ministro, tutti premono per risolvere la questione, ma è una parola… Questo maledetto non lascia tracce, nulla, compie delitti perfetti. Come fa a far sparire bambine da sotto gli occhi delle loro madri?”

    Un enorme trambusto li distolse dalla discussione, in strada si sentivano urla e grida; Kogoro s’affacciò dalla finestra e vide una folla inseguire e picchiare un vecchio, che era caduto per terra. Subito il detective si precipitò di sotto per intervenire. A stento riuscì a placare la folla inferocita. Una signora aveva visto l’anziano parlare con suo figlio di 10 anni e fargli una carezza; aveva quindi iniziato a gridare che il maniaco voleva rapire il suo bambino attirando l’attenzione della gente che aveva cominciato ad inseguire il pover’uomo per linciarlo. Solo l’intervento di Mori aveva salvato l’anziano, di 75 anni, dalla furia delle persone. Arrivò poco dopo la polizia ed il signore, pesto e malconcio, fu portato al comando per chiarimenti. Il detective tornò in ufficio.

    “Questo è il risultato delle notizie al telegiornale. La gente ora sa che c’è un maniaco ed è divenuta isterica. Bisognerà fare attenzione a come ci si relaziona con i bambini d’ora in poi, soprattutto se non li conosci ed in presenza di estranei. Ran stai attenta anche tu. Sebbene il maniaco dovrebbe essere un uomo, la folla inferocita non ragiona, potrebbero aggredire anche te, se dovessi insospettire qualcuno”.

    La karateka annuì, poi si rivolse a Conan.
    “E le tue amichette come stanno? Avranno paura!”
    “Le mie amichette? Ah, Ayumi ed Ai? No, non credo; Ayumi è sempre scortata da Genta e Mitsuhiko, in quanto ad Ai…”, avrebbe voluto dire “quella mica è una bambina, e poi una che lavorava per l’Organizzazione figurarsi se si spaventa per un maniaco”, ma tenne il pensiero per sé e rispose “… sa il fatto suo, non mi devo preoccupare”.
    “Meglio così, vado a preparare il pranzo, allora”.

    Mentre la ragazza si apprestava ad uscire per recarsi nell’appartamento a cucinare, squillò il telefono, Kogoro sollevò il ricevitore e sentì l’ispettore all’altro capo che gli comunicò qualcosa. Mori sbiancò in viso, diede brevi cenni d’assenso con il capo quindi chiuse la comunicazione. Conan e Ran pendevano dalle sue labbra. Poi il detective parlò:
    “Megure mi ha comunicato che è scomparsa un’altra bambina. Kido Saori, di 7 anni, è sparita davanti alla scuola elementare che frequenta il marmocchio; credo che sia una tua compagna, era della prima E”.
    Conan rimase freddo, ma preoccupato: “Kido, Kido, … sì c’è una bambina con questo nome nella mia scuola, ma non la conosco molto bene, solo di vista. Dovrebbe avere delle grandi trecce nere e … gli occhi azzurri. È certamente il maniaco, cavolo”.
    Il resto della giornata passò analizzando le notizie inviate dal comando di polizia, ma senza risultato. Nel pomeriggio anche Sera Masumi s’unì a Kogoro e Conan, ma senza giungere a nulla. In compenso si seppe che l’anziano salvato dal linciaggio non aveva nulla a che fare con il criminale; era un professore in pensione ed aveva solo domandato al bambino dove fosse la mamma, infatti anche il signore era preoccupato per i rapimenti. Inoltre la scomparsa di Saori nelle stesse ore in cui il vecchio era sotto torchio alla centrale gli diede un alibi inattaccabile. La polizia lo rilasciò in serata con tante scuse.

    Martedì, 17 Aprile
    La scuola di Conan era in subbuglio, era giunta la notizia che il corpo di Kido era stato ripescato nel fiume, il fatto aveva gettato nel panico alunni, insegnanti e genitori. Molti bambini erano assenti, le famiglie avevano paura, una paura tanto folle che pure i maschietti erano tenuti in casa per prudenza, sebbene il maniaco avesse rapito solo femmine; nella classe dei giovani detective molti banchi erano vuoti.

    “Allora mi raccomando, le lezioni finiranno tra poco, Ayumi vai diritta a casa, Genta e Mitsuhiko ti scorteranno, se notate qualcosa di strano avvisatemi. Aspettate d’averla consegnata a sua madre, non la lasciate da sola, neppure davanti alla porta di casa. Accompagnatela dentro. Ai, tu invece …”, Conan si fermò a guardare l’amica che era assolutamente impassibile.
    “Cosa c’è, vuoi dirmi che io non ho bisogno di protezione?”
    “Scema, a te ci penso io, ti accompagno a casa, tanto devo parlare un minuto anche con il professore”.

    La scuola finì, e tutti iniziarono ad andare a casa, molti genitori erano davanti ai cancelli in attesa. Lungo il tragitto, Conan ed Ai parlarono molto del caso:
    “Pare che Ayumi conoscesse questa Saori, erano vicine di casa; che cosa orribile, come si fa ad uccidere una bambina! Ma tu, grande detective, che stai combinando, mi sembri fuori forma”.
    “Sì, sfotti, sfotti pure. Siamo nei guai. Sebbene Kogoro mi avesse escluso, non mi sono tirato indietro ed ho pedinato lo zietto durante i suoi sopralluoghi. Per una volta è stato impeccabile: ha scrutato in ogni dove, ha fatto le domande giuste, se lavorasse sempre così sarebbe il primo investigatore del Giappone. Eppure non s’è concluso nulla. E neppure io so che pesci prendere. Questo criminale non lascia traccia”.

    Giunsero intanto a casa di Agasa, davanti al cancello Conan salutò la ragazzina.
    “Ma non dovevi parlare al professore?”
    “Beh, in verità …, no”.
    Ai fece una di quelle sue espressioni da furba donna di mondo. “Ah, ho capito. Eri in pensiero per me! Ne sono lusingata, non ti sarai innamorato, spero. Sebbene sia difficile resistere al mio fascino di donna matura”.
    “Ma non dire cavolate, hai solo un anno più di me, ed inoltre ora mostri anche tu 7 anni”.
    “E perché sei tutto rosso?”
    “Perché … perché …, perché fai discorsi senza senso. Ma non ti preoccupare, nessuno rapirebbe una scorbutica musona”.
    Detto ciò il ragazzino, ancora tutto color porpora, corse via ed in breve voltò l’angolo, seguito con gli occhi da una compiaciuta Ai: non c’era nulla di più bello che vedere mister Holmes in confusione. Quindi la ragazzina mise le mani in tasca per prendere le chiavi, ma non le trovò. Si ricordò allora d’averle messe nello zaino, se lo tolse dalle spalle, lo poggiò a terra e lo aprì. Vi rovistò dentro per qualche secondo, poi le chiavi sbucarono fuori. Stava per inserirle nella toppa quando sentì un motivetto a lei familiare, che aveva sentito da piccola tante volte alla televisione. Istintivamente le venne da canticchiarlo

    “tre ragazze bellissime, tre sorelle furbissime …”

    “Ma chi si mette a cantare sigle di anime in mezzo alla strada?” mentre pensava ciò, vide un’ombra alle sue spalle, si voltò e scoprì un signore che la guardava e le disse:
    “Sei arrivata a casa, signorinella?”

    [Continua]

    Nel prossimo capitolo
    “Ai non è tornata a casa da scuola. La vado a cercare, vi faccio sapere. Ci sentiamo”


    Edited by Haibarafan - 29/4/2012, 19:51
     
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    fortissimo :woot: basta solo la presenza della mia ai a farmi stregare da questa fan ma anche il caso intriga molto ed è costriuto davvero bene complimenti :o applausi: per il gioco dei nomi che dicevi c è da divertirsi da pazzi finora ho riconosciuto akane di ranma madoka di orange road e kawashima ami di toradora le altre due le ho sentite ma non mi ricordo... devo indagare :asd: continua presto non vedo l ora :xd:
     
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    Sono contento che la storia vi piaccia. Una precisazione a proposito della canzoncina, che penso tutti avranno riconosciuto: ovviamente se fossimo in Giappone si sarebbe trattata di Mysterious Girl, che è l'opening originale, essendo in Italia ho preferito inserire la sigla mediaset che è certamente più nota da noi.

    Capitolo 3
    Le indagini erano ancora ferme. Conan, finalmente giunto all’agenzia, dopo un ennesimo sopralluogo nei posti delle sparizioni e dei ritrovamenti, si sedette sul divano a riflettere, non c’era alcuna traccia del maniaco. Stando al modus operandi si doveva temere un nuovo rapimento a breve. Kogoro rientrò dal commissariato con il viso terreo. Sua figlia lo vide e capì subito: “Hanno trovato un nuovo cadavere?” Il detective annuì: “Siamo a sei”.

    La frustrazione era sempre più palpabile, le belle giornate di primavera facevano a pugni con l’atmosfera di morte che aveva invaso Beika. Il telegiornale segnalava altri casi di persone, poi dimostratesi estranee ai fatti, che erano state aggredite solo perché s’erano avvicinate a dei bambini, in parallelo agli atti di giustizia sommaria la rabbia della gente montava contro la polizia incapace di proteggere i piccoli e di catturare il criminale. Mentre pensava a ciò, ritornò in mente a Conan quanto detto da Ran qualche giorno prima: “e le tue amichette?” Non sapeva neppure lui perché avesse pensato a quella frase, non c’era pericolo: Ayumi era al sicuro, scortata costantemente dai giovani detective, ed inoltre aveva gli occhi di colore verde, mentre Ai…

    Gli venne un colpo; non solo Ai aveva gli occhi azzurri come le vittime, ma egli, il grande investigatore, non s’era sincerato che fosse entrata in casa, ma era scappato come un cretino lasciandola in mezzo alla strada. Ma per la miseria, come aveva fatto a non pensarci prima? Ai poteva essere una potenziale vittima; doveva sapere se fosse rientrata. Il piccolo detective prese il cellulare e compose il numero della scienziata in miniatura. “Fa’ che sia in laboratorio ad armeggiare con il computer, fa’ che sia in laboratorio!”. Uno squillo, due, tre, quattro; … Ai non rispondeva. Stava per metter giù quando sentì il rumore tipico che fa il telefono quando qualcuno risponde:

    “Pronto, Ai?! Ma quanto ci stai a prendere il cellulare?”
    “Oh, Shinichi, sei tu?”
    “Dottor Agasa!? Ma perché risponde al cellulare di Ai? Siete fuori insieme?”, il piccolo si tranquillizzò, se era con il professore era al sicuro.
    “No, in verità Ai ha lasciato il telefono a casa. Non è ancora tornata da scuola. Ma non dovrebbe essere con te?”
    “Come non è tornata da scuola? Ma se l’ho lasciata davanti al portone di casa sua due ore fa! Dannazione! Vengo subito da lei!” Il giovane chiuse il telefono in faccia ad Agasa e si buttò giù dal divano. Kogoro lo vide agitatissimo.
    “Ehi, marmocchio, che ti è successo?”
    “Ai non è tornata a casa da scuola. La vado a cercare, vi faccio sapere. Ci sentiamo”.
    “Aspetta, come non è tornata a casa, aspetta…”.

    Conan s’era fiondato fuori dall’ufficio, in pochi secondi s’era precipitato giù per le scale ed era in strada diretto verso la casa di Agasa. Aveva solo un pensiero in testa: Ai rapita dal maniaco. Pensava a questo ed alla sua stupidità; perché l’aveva lasciata davanti al cancello? Perché non l’aveva accompagnata fino a dentro casa? Dopo quella sua sparata sull’essere innamorato, s’era sentito uno stupido, s’era imbarazzato ed aveva fatto il sostenuto, lasciandola davanti al portone. Come cavolo avevano fatto a rapirla? Stava per entrare in casa, come poteva essere accaduto? Si sentiva un imbecille, e l’impotenza ed il senso di colpa lo facevano stare ancora peggio.

    Percorse tutto il tragitto dall’agenzia Mori a casa di Agasa, lo percorse quattro volte, avanti ed indietro, ogni volta fermandosi in qualunque posto avesse la speranza di trovare la sua socia. Alla libreria, alla caffetteria, all’edicola, all’ufficio postale. Perlustrò il vicino parco di Beika in lungo ed in largo, ispezionò tutti i negozi della zona commerciale e giunse fino alla stazione. Tornò addirittura a scuola. Nulla. La piccola scienziata era come volatilizzata. Distrutto dalla stanchezza si diresse da Agasa per vedere se c’erano novità. A circa 700 metri dalla casa il giovane notò un qualcosa di familiare per terra; si fermò, si chinò e lo riconobbe: la spilla dei giovani detective che apparteneva ad Haibara. A questo punto sembrava chiaro che la sua amica fosse stata rapita dal maniaco e nel sequestro la spilla le era caduta in terra. Prima di entrare in casa del professore, il ragazzo suonò a villa Kudo, forse Okiya aveva visto qualcosa; attese qualche minuto, la villa era grande, ma nessuno venne ad aprire, evidentemente Subaru era fuori. Sconsolato, il piccolo investigatore si recò da Agasa e lo scoprì agitato più di lui.

    “Allora, l’hai trovata? Dannazione dovevo andare a prenderla a scuola, avevo sentito del maniaco, glielo avevo detto che era pericoloso andare da sola. Ma lei mi ha tranquillizzato e mi sono fatto convincere … E poi mi aveva detto che aveva il suo cavaliere che la scortava. Com’è potuto accadere? E se invece fosse stata l’Organizzazione a rapirla? Ma no, che dico, sarebbe pure peggio. Cosa facciamo?”
    “Devo avvisare Kogoro, dobbiamo far intervenire la polizia”.
    “Ma è prudente? Se facessero domande sulla sua famiglia?”
    “Lo so, lo so, ma dobbiamo correre il rischio. Non possiamo sperare di trovarla da soli, e poi avevo già preavvisato Mori che Ai poteva essere scomparsa. Non possiamo fare altro. Inoltre abbiamo circa 48 ore per trovarla viva, forse anche meno. Senza l’aiuto della polizia non ce la potrei fare”.

    Dopo aver spiegato la situazione al detective tramite il telefono, pregandolo d’avvisare l’ispettore, Conan, avendo detto ad Agasa di rimanere in casa ad attendere notizie, tornò all’ufficio. Lì giunto vi trovò Megure, arrivato poco dopo la chiamata di Mori con Takagi e Sato. Oltre ai poliziotti c’era anche il misterioso Amuro Toru, il cameriere del Poirot che era anche detective e che s’era auto proclamato allievo di Mori. Il giovane aveva visto l’andirivieni di agenti e, concluso il suo turno al ristorante, s’era fiondato all’agenzia sostenendo di voler dare una mano. Il piccolo investigatore lo guardò per un secondo, poi una domanda lo distrasse e gli impedì di chiedere particolari a quello strano giovane.

    “Conan, allora, novità?”
    “No, non l’ho trovata, dev’essere stata rapita dal maniaco. Per strada ho scoperto solo la spilla dei giovani detective, le deve essere caduta. Perché non ho aspettato che fosse entrata in casa prima di lasciarla?”
    “Non ti preoccupare, piccolo, troveremo la tua amica, non è colpa tua”. Lo tranquillizzò Sato.
    “Voglio partecipare alle indagini”, rispose il giovane. Megure e Mori stavano per obiettare, ma Conan li precedette.
    “Hanno rapito una mia amica, avevo promesso di proteggerla, e l’hanno rapita, praticamente sotto il mio naso. Sono stato negligente. Non voglio obiezioni, parteciperò alle indagini!”
    Sembrava molto deciso, resoluto come mai, quindi Ran chiese al padre di accontentarlo. Anche Sato e Takagi s’unirono alla richiesta. Mori annuì bofonchiando lamentele varie e s’accese una sigaretta. Quindi si misero subito a lavoro.

    “Questa è la pianta di Beika. Questi sono i punti in cui sono state rapite le bambine, e questi quelli dove sono state ritrovate”. Disse Takagi mostrando una mappa con dei pallini rossi e blu che indicavano i rapimenti ed i ritrovamenti delle vittime.
    Conan iniziò ad osservare attentamente la cartina (un numero maggiore di sequestri permetteva di fare una ricerca che era impossibile attuare con solo pochi casi a disposizione):

    “Normalmente i serial killer tendono a compiere i primi delitti presso la loro abitazione, nel quartiere vicino magari, questo perché sono insicuri ed un ambiente familiare dà loro coraggio. Con il tempo ampliano il loro campo d’azione e, man mano che acquistano sicurezza e raffinano il metodo, s’allontanano da casa. La stessa riduzione del tempo tra un rapimento e l’altro può indicare o che il maniaco è più sicuro di sé, o che ha più fretta. I delitti sono come la droga per queste persone, più ne commetti più ne vuoi, quindi i tempi si restringono. Il rapimento di Ai è avvenuto nella stessa giornata in cui abbiamo trovato il cadavere della precedente …”, Conan si bloccò, pronunciare la parola “vittima” e unirlo alla sua amica lo turbava profondamente. Cavolo, è più facile investigare quando non ci sono conoscenti implicati; poi si riprese e proseguì: “… bambina scomparsa. Questo mi fa supporre che il nostro uomo si stia affinando. Potremmo non avere 48 ore prima della fine”.

    Tutti rimasero sbalorditi nel sentire la spiegazione. Erano abituati ai colpi di genio del piccolo, ma non si poteva non rimanere meravigliati ogni volta. Inoltre, contrariamente al solito, il giovane non alzò la testa per schermirsi e giustificarsi dicendo d’aver appreso quelle cose su una rivista o in televisione. No, Conan non alzò lo sguardo, rimase a fissare la mappa, non c’era tempo per le cavolate, non c’era tempo per nulla. Ai era in mano ad un pazzo e doveva salvarla, alle scuse avrebbe pensato poi quando avesse stretto tra le braccia quella musona e le avesse fatto una bella lavata di capo per la sua imprudenza. Amuro gettò distrattamente un’occhiata alla mappa ed alle foto che ritraevano le incisioni sulle vittime, quindi s’allontanò dall’ufficio. Conan, vedendolo andar via con la coda dell’occhio, pensò che avesse mollato l’indagine ed avesse deciso di tornare a casa.


    [Continua]

    Nel prossimo capitolo
    l’uomo uscì dalla stanza, che richiuse a chiave dietro di sé, quindi andò in camera da letto fischiettando il solito motivetto, aprì un cassetto del mobile ed estrasse un collant da donna ed un coltello macchiato di rosso


    Edited by Haibarafan - 30/4/2012, 12:18
     
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    bellissimo capitolo mi piace la descrizione del cambiamento nel modo di fare di conan per essere così in pensiero per ai :xd: continua presto :xd:
     
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    Ehi ehi, chi ha osato rapire Ai? :svengo: :arrabbiato: Conan ritrovala capito!!??
    xD I nomi avevo riconosciuto Akane e Ami, come Haibara84, e Akemi da cara dolce Kyoko :D
    Bella storia, xD fantastica la scena con Conan tutto rosso, anche se è a causa di quella battuta che Ai è stata rapita <_< ... e ti stimo per la sigla di occhi di gatto ^_^
     
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    Bene, vedo che la trama vi appassiona.

    Avete scoperto i personaggi dietro i nomi, rimane solo la Misato, madre di Madoka, anche se non c'è il cognome (non aveva senso mettere un cognome diverso da quello della figlia) dovreste capire chi è; e Ayuhara Kozue. Nei prossimi capitoli ci saranno altri personaggi da scoprire. Questa è la storia più lunga che abbia mai scritto, e mi sto pure divertendo. Ancora non avete visto niente. Se vi dovesse sembrare che la spiegazione di come scoprono il covo del maniaco sia troppo semplice, mi dispiace ma non sono un giallista, è il primo pseudo giallo che creo, e non sono riuscito a trovare di meglio. Visto che sono buono, ecco a voi, come regalo domenicale doppio il

    Capitolo 4
    Il sole era tramontato su quella giornata orribile da diverso tempo. Ai era scomparsa da dodici ore, era quasi trascorsa una lunga notte di lavoro. Finalmente Conan notò che i punti in cui le vittime erano state rapite erano tutti concentrici intorno ad un quartiere di Beika, il primo. Si poteva presumere che il maniaco abitasse lì. Ma come trovare un uomo in un quartiere densamente popolato?

    “Ottima intuizione, piccolo! Intanto manderò degli agenti in borghese a sorvegliare la zona, magari noteranno qualcosa di strano. Takagi, provvedi”. L’agente si mosse subito per eseguire gli ordini del suo superiore.

    Nel frattempo Conan continuava a valutare i pochi indizi. “La cosa più sospetta è questo kanji sulla guancia delle vittime e quella specie di occhio sulla fronte. Perché ha inciso la parola “lacrima”?”

    “Ma è un pazzo, ovviamente vuol far piangere le famiglie delle vittime, magari non ha mai avuto una figlia e vuole che anche gli altri soffrano”.

    Kogoro s’era impegnato più del solito per trovare una spiegazione tanto scema. Non poteva rimanere concentrato come nei giorni precedenti?

    “E l’occhio?” aggiunse Ran che aveva portato il caffè appena fatto.

    “Beh, l’occhio, … l’occhio, … ci sono, l’occhio indica l’illuminazione buddista!”, disse accendendo l’ennesima sigaretta di quella nottata.

    “Ma per piacere!” pensò Conan.

    “Ma non mi sembra l’occhio buddista, papà, pare di più una specie di occhio felino… sì, sembra l’occhio di un gatto!”
    “Un gatto? E che c’entra un gatto! No, bambina mia, ti sbagli. Quella è l’illuminazione buddista!”.
    “Un gatto? … Un gatto?” pensava il piccolo investigatore, che alla fine fu colpito davvero dall’illuminazione del Buddha. “Un gatto! Anzi Cat’s Eye, Occhi di Gatto!”

    Tutti lo guardarono perplessi.

    “Doveva accadere prima o poi, è uscito di testa!” Disse Mori. “Ora basta, quattrocchi fila a letto!” Si avvicinò quindi al bambino per scaraventarlo fuori dalla stanza, ma Conan iniziò a correre da una parte all’altra ed a spiegare.

    “Occhi di Gatto è la serie anime del 1983, basata sul manga di Tsukasa Hojo. La storia di tre sorelle che di giorno gestivano un bar e di notte compivano furti con il nome di Cat’s Eye, che era anche il nome del loro locale. Il loro simbolo era un occhio di gatto che si trovava sui biglietti di sfida che mandavano alla polizia”.

    “E che cavolo c’entra questo con i rapimenti?”, sbraitava Mori.
    “Le tre sorelle erano Ai Kisugi, la più piccola, Hitomi, la protagonista, e poi c’era la maggiore, Rui, il cui nome si scrive con il kanji di “lacrima”! Evidentemente il maniaco è un fan della serie, fosse un otaku. Dovete informarvi se ci sono persone fissate con Cat’s Eye in quel quartiere. Se c’è una fumetteria nella zona sarebbe il caso di interrogare il proprietario, magari saprà dirci qualcosa”.

    “Sì, mi ricordo di quella serie, bella storia, sebbene il poliziotto fosse un fesso. La seguivo da piccolo; gran belle gattine, devo dire!”

    Takagi non finì di parlare che si beccò una gomitata da Sato, quindi Megure gli urlò:
    “Invece di dire cretinerie, provvedi!”
    “Subito, signore!” Scattò l’agente che immediatamente chiamò la centrale. Dopo pochi minuti giunse la risposta: “Ispettore, mi comunicano che alle spalle della stazione c’è una piccola fumetteria, l’unica del quartiere, si chiama Urusei Yatsura’s World. Mi stanno inviando il nome e l’indirizzo di casa del proprietario”.

    “Bene, Takagi, vai subito ad interrogarlo, buttalo giù dal letto, ma ottieni un nome. Sato, tu vai con lui. Appena avrete l’indirizzo del sospetto faremo convergere le volanti in zona. Non prendete iniziative, c’è un ostaggio da salvare”.
    “Agli ordini, signore!”

    I due agenti scesero in strada ed entrarono nella fiammante auto di Sato. Stavano per partire quando la donna vide, nello specchietto retrovisore, Conan seduto dietro di loro.

    “E tu, dove pensi di andare?”
    “Per favore, portatemi con voi, Ai è mia amica, non ce la faccio ad aspettare in ufficio. Farò il bravo…”.
    I due poliziotti si guardarono in volto, sospirarono e partirono.



    “Tre ragazze bellissime, tre sorelle furbissime, son tre ladre abilissime …”

    La canzone andava avanti da ore, ad Ai stava scoppiando la testa. “Ma proprio io dovevo essere rapita da un otaku folle? Non mi devo preoccupare, Conan arriverà a salvarmi, ne sono certa”.

    Le corde le segavano i polsi, ed era tutta indolenzita. Quel criminale l’aveva messa nel bagagliaio di un’auto e l’aveva sedata. S’era risvegliata in quella stanza senza finestre, arredata con solo un letto, un tavolo, uno scaffale completamente dedicato alla serie Occhi di Gatto (c’erano il manga completo, le due serie tv, il film live, cd con la colonna sonora, una foto dell’autore autografata e diverse statuette delle tre protagoniste in ogni posa e con ogni abito possibile addosso), poster delle gattine alle pareti. E poi c’era questo cavolo di canzone che andava avanti a ruota continua. La porta s’aprì ed entrò il rapitore, un uomo di circa 35 anni, ben curato, insospettabile, vestito in giacca e cravatta, rasato di fresco.

    “Ecco mia piccola Rui, papà ti ha portato la cena, su, mangia!”

    “Rui? Io non sono Rui, mi chiamo Haib…”.

    “NO, RUI, ORA BASTA CON I CAPRICCI, GIOCHEREMO DOPO; ORA DEVI MANGIARE! NON FARMI ARRABBIARE!”

    L’uomo aveva iniziato ad urlare ed inveire contro Ai, la quale, per la prima volta, ebbe davvero paura. Era chiaro che, nonostante le apparenze, il tizio fosse squilibrato; era meglio assecondarlo e non contrariarlo.

    “S-scusa, papà, ora mangio!”

    L’uomo la slegò, così ella scese dal letto e si avvicinò al tavolino dove il maniaco aveva posato il vassoio con il cibo.

    “Brava la mia bambina, mangia e poi andremo a giocare, ma non dirlo a quella strega di tua madre, lei vuole portarti via da me, dice che sono un fallito, un pazzo, un otaku fissato con Occhi di Gatto, ma io ti voglio bene, non ti lascerò andare con lei, no, no, tu rimarrai sempre con il tuo papà, che ti vuole tanto bene! Ora finisci di mangiare, domani ti aspetta un bel viaggio!”

    Detto ciò, l’uomo uscì dalla stanza, che richiuse a chiave dietro di sé, quindi andò in camera da letto fischiettando il solito motivetto, aprì un cassetto del mobile ed estrasse un collant da donna ed un coltello macchiato di rosso.

    “No, mia piccola Rui, quella strega non ti avrà, non questa volta. Sarai per sempre del tuo papà”.

    Mercoledì, 18 Aprile
    La polizia era arrivata al primo quartiere di Beika alle prime luci dell’alba. Takagi e Sato andarono a svegliare il proprietario della fumetteria che, a quell’ora, dormiva beatamente a casa sua. Dopo aver bussato diverse volte alla sua porta, i due poliziotti si videro aprire da Tatsuya Uesugi, di anni 43; l’uomo era parecchio assonnato e si spaventò molto a vedere gli agenti. Dopo che gli ebbero spiegato la situazione, Sato giunse al punto cruciale:

    “Signor Uesugi, che lei sappia, tra i suoi clienti c’è qualcuno fissato con la serie Cat’s Eye di Hojo? Un vero otaku?”
    “Mi faccia riflettere; … beh, … ce ne sono tre o quattro. Ma se dovessi indicare il più fissato di tutti, direi Ryo Saeba. Pensate che aveva una figlia che aveva chiamato Rui, come una delle protagoniste”.

    “In che senso aveva? È morta?”, s’intromise Conan.

    “No, no, quando ha perso il lavoro, sua moglie, si dovrebbe chiamare Misa Hayase, mi pare, ha divorziato ed ha portato la piccola con sé. Ora dovrebbe avere 7 anni e vivere in America, mi pare che fosse nata l’8 Marzo”.
    “Il giorno del primo rapimento, quello della piccola Tendo Akane”, pensarono contemporaneamente i due poliziotti e Conan.

    “Si ricorda se la bambina aveva gli occhi azzurri?”, proseguì il piccolo.
    “E come dimenticarli, due occhi azzurri come il cielo, una cosa spettacolare. Suo padre l’adorava, cadde in depressione quando sua moglie gliela portò via… Non s’è mai ripreso. Non ha neppure un lavoro fisso, vive del sussidio di disoccupazione e con i soldi di lavoretti saltuari. Ma in compenso ha una stanza tutta dedicata alla serie. Io una volta l’ho vista, è bellissima”.
    “E dove abita?”, concluse il mini detective.
    “In fondo a questa strada, all’angolo con il viale che porta alla stazione. La palazzina gialla, al quinto piano”.
    “Hai altre domande, ispettore Conan?”, chiese Sato tra serio e faceto, “meno male che doveva fare il bravo”, pensò.

    Decisero di salutare il signor Uesugi e di proseguire; mentre si allontanavano, il fumettista disse loro: “so che non sono affari miei, ma non mi sembra deontologicamente professionale che portiate vostro figlio a fare le indagini con voi”. I due poliziotti divennero rossi fino alla cima delle orecchie, Takagi stava per giustificarsi, ma Sato rispose “ha ragione, non lo faremo più, grazie per la collaborazione”; il suo collega e Conan la guardarono in modo strano. “Che c’è? Sbrigati a chiamare l’ispettore”, Takagi, tutto contento, annuì. In dieci minuti l’appartamento indicato fu circondato. Dall’interno proveniva la canzone della sigla. Gli agenti si misero ai lati dell’uscio, Takagi s’avvicinò per bussare. Ma trovò la porta appena accostata. Estratta la pistola, e ricevuto l’ok dall’ispettore, il poliziotto fece irruzione nell’appartamento. Era tutto in ordine, tranne la canzone ad un volume altissimo. Chiba spense il lettore, gli altri agenti iniziarono ad ispezionare la casa. Conan si fiondò dentro urlando il nome della sua amica. Ma nessuno rispose. Kogoro, sopraggiunto con sua figlia e Megure, riuscì a stento a trattenerlo, era compito della polizia ispezionare l’appartamento.

    [Continua]

    Nel prossimo capitolo
    Sotto uno dei piedi del letto trovò nascosto un foglietto di carta. Lo aprì e riconobbe la grafia di Ai che aveva tracciato pochi numeri e lettere latine, evidentemente di fretta.
    UC 0079
    Ma che diavolo voleva dire?


    Edited by Haibarafan - 29/4/2012, 19:58
     
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    Bellissimo!! Tatsuya mi pare sia un personaggio di Touch, che il colpevole si chiami Ryo Saeba è triste :cry: Io stimo City Hunter!! Poi, vedendo che hai messo i nomi delle mie stimate gatte (mai quanto Matthew :lol: ) in originale, mi sono ricordata che Ayuhara è il cognome di Mila e Mimì... quindi Kozue potrebbe essere una di loro 2, non ricordo :P
    Misa Hayase potrebbe essere quella di Death Note? (io so solo il nome, quindi è un po' a intuito :see: )
     
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    Ayuhara è Mimì. Misa Hayase non è di Death Note.
     
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    sempre più bello :xd: i nomi dei cartoni mi divertono da morire..a parte quelli gia indovinati mi pare che il nome urusei è il nome originale della serie lamù..spero di non dire un eresia :asd: rio saeba nella veste di maniaco è una cosa che resterà nella storia anche se comunque a modo suo maniaco lo è davvero :asd: :asd: aspetto il seguito :xd:
     
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    Urusei Yatsura è il titolo originale di Lamù, brava aihaibara84. Tatsuya Uesugi è il protagonista di Touch.

    Allora rimangono ancora da scoprire:

    Misato
    Misa Hayase

    Per Saeba, chi più di lui può essere un maniaco? In effetti prima l'avevo chiamato Ataru Moroboshi, ma quando ho chiamato Urusei Yatsura il negozio ho pensato che non fosse il caso d'usare due nomi creati da uno stesso autore ed ho cambiato, e dopo Ataru il primo maniaco che mi è venuto in mente è stato il simpaticissimo Saeba.
     
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    Esatto, Misa Hayase di Macross. Poi ovviamente dei personaggi ho preso solo i nomi, sulle prime avevo pensato di inventarli, poi ho valutato che potevo usare quelli a me già noti (un bel risparmio di tempo), diciamo che Saeba è divenuto il nome del maniaco per associazione con Moroboshi che era stato la prima scelta, inoltre è un nome facile da scrivere.

    Se non ricordo male, in una puntata Saeba valuta l'opportunità di iniziare a coltivare le amicizie femminili fin dalle elementari, per portarsi avanti con il lavoro, mi pare che tutto nasceva da una bimba che l'aveva assunto, ma poi Kaori lo ha "convinto" a desistere.
     
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    Capitolo 5
    Il panico si stava impadronendo di tutti, forse Saeba era andato a gettare il corpo da qualche parte, forse erano arrivati in ritardo. Sato superò una porta e trovò la stanza dove Ai era stata tenuta prigioniera: c’erano la corda di canapa ed il collant, oltre a resti di cibo in un vassoio sul tavolo. Lo scaffale era pieno di oggetti di Occhi di Gatto. Ma della bambina nessuna traccia. Quindi si sentì Takagi chiamare a raccolta. Tutti si precipitarono nella camera da letto e trovarono Saeba morto in una pozza di sangue, con un coltello affondato nel petto.

    “Mi sembra chiaro che il maniaco fosse lui. Tutto combacia; evidentemente Ai è riuscita a scappare dalla sua prigione ed egli, vistosi perduto, ha rivolto il coltello contro di sé. Se analizzerete la lama sono sicuro che troverete tracce del sangue delle vittime. Credo che la questione si possa dire chiusa, sicuramente a quest’ora Ai sarà quasi a casa. Bene un altro caso risolto brillantemente”, e Kogoro iniziò a ridere sguaiatamente com’è solito fare quando sente d’aver trionfato.

    Conan, intanto s’aggirava per le stanze: era inquieto. Che Saeba fosse il colpevole risultava chiaro, che Ai fosse fuggita ed egli si fosse suicidato un po’ meno. C’era qualcosa che non quadrava, ma non riusciva a capire cosa.

    “Ispettore, la scientifica ci comunica che Saeba è stato ucciso con un colpo inferto a tutta forza da destra verso sinistra e che ha trapassato il cuore. Almeno, questi sono i primi rilevamenti, saranno più precisi dopo l’autopsia; comunque il decesso dovrebbe essere avvenuto non più di tre ore fa”.

    La spiegazione di Chiba fece capire a Conan qual era il tassello mancante. Le vittime erano state sfregiate dal kanji tutte sulla guancia destra, cosa innaturale per un destrorso che avrebbe inciso l’ideogramma sul lato sinistro. Quindi Saeba doveva essere mancino. Se era così non s’era potuto uccidere colpendosi da destra verso sinistra. Il piccolo investigatore si mise ad osservare in giro ed alla fine la vide: una foto del giorno delle nozze di Saeba. L’uomo, ritratto con la moglie, teneva le bacchette per il riso con la sinistra: era mancino, quindi era stato ucciso inscenando un suicidio. Qualcuno aveva rapito Ai! Al ragazzino iniziò a girare la testa, chi poteva essere interessato a rapire quella piccola musona? Perché? Rimuginando si diresse verso la stanza in cui la sua amica era stata tenuta prigioniera e la ispezionò attentamente. Sotto uno dei piedi del letto trovò nascosto un foglietto di carta. Lo aprì e riconobbe la grafia di Ai che aveva tracciato pochi numeri e lettere latine, evidentemente di fretta.

    UC 0079

    Ma che diavolo voleva dire? Conan, senza farsi notare, mise il foglietto in tasca e raggiunse l’ingresso. Sul pianerottolo vide la vicina del defunto Saeba uscire di casa e decise di farle qualche domanda.

    “Mi scusi, signora, per caso questa mattina ha visto una bambina con i capelli ramati passare di qui?”

    La signora ci pensò qualche secondo: “Beh, vedi piccolo, io dormo poco e mi sveglio presto. In effetti questa mattina ho sentito dei rumori dietro la mia porta, ho aperto uno spiraglio ed ho visto un uomo che portava in braccio una bambina con i capelli di quel colore. Sembrava che la piccola dormisse”.

    “L’uomo che aspetto aveva, l’ha visto in volto?”
    “No, mi dispiace, aveva un cappuccio nero che gli copriva la testa, ma stava parlando al telefono con qualcuno e gli diceva che stava andando a fare una passeggiata sulla Luna”.
    “Una passeggiata sulla Luna?”
    “Sì, sì, ha detto proprio così. Poi è andato via. Ora scusami, ho da fare”.

    Detto questo la signora s’allontanò. Conan era ancora più confuso; che cavolo vuol dire fare “una passeggiata sulla Luna”? E cosa indicano quelle lettere scritte da Ai? Pensando a queste cose, il piccolo si diresse verso l’uscita del palazzo, forse era il caso d’avvisare Agasa delle novità (il poveretto era ancora a casa in attesa di notizie) e chiedergli di dargli un passaggio con l’auto, sebbene non sapesse dove andare; probabilmente avrebbero dovuto fare qualche ricerca sul computer.

    “Mi dispiace, ragazzo, ma non puoi entrare, c’è un’indagine in corso!”
    “Senta, per prima cosa sono una ragazza, ho solo il seno piccolo, e secondariamente sono un detective, devo vedere l’ispettore!”

    Uscito in strada Conan vide che la persona che parlava con l’agente non era altri che Sera Masumi.

    “Oh, Conan, sei qui! Allora siete arrivati a Saeba! Come sta la rapita?”
    “Saeba è morto e qualcuno ha portato via Ai”, rispose rapidamente il ragazzino, “piuttosto, sei venuta in moto? Avrei bisogno di un passaggio”.
    “Rapita? Un’altra volta? Ma è un record! Sì, ho la moto, dove devi andare?”
    “Non lo so, una vicina mi ha detto d’aver sentito il presunto rapitore parlare di una passeggiata sulla Luna, ma non capisco a cosa si riferisca, inoltre Ai ha lasciato questo biglietto”.

    Così dicendo le mostrò il foglietto: “Cosa ti viene in mente leggendo queste lettere?”
    “Così, a prima vista, mi sembra una data”.
    “Una data?”
    “Si l’anno 0079 dell’Universal Century, è l’anno in cui è ambientata la prima serie di Mobile Suit Gundam, un anime di fantascienza della fine degli anni ’70. Io la conosco perché la seguivo sempre con mio fratello maggiore, pensa che anche questa moto è un modello chiamato Artesia, come uno dei personaggi. Tu non l’hai mai vista? Eppure è famosa, lo scontro tra Char, la Cometa Rossa ed il suo avversario Amuro Ray è leggendario... Ma che ti prende?”
    Conan spalancò la bocca per lo stupore: “Amuro … Ray?”
    “Sì, il protagonista della serie, pilota del Gundam; ma comunque non vedo perché la tua amica dovesse scrivere quella data, non credo che sia il ragionamento corretto”.

    Conan ripensò alla presenza di Amuro Toru nell’ufficio di Kogoro durante le indagini ed il suo misterioso andare via a metà nottata. Che Ai volesse indicare che Toru era il suo rapitore?

    “Capisco; senti Sera, la passeggiata sulla Luna ti dice qualcosa?”
    “Veramente no, ma possiamo controllare in internet”.

    Detto ciò prese il suo ipad con connessione in rete e digitò “passeggiata sulla Luna”, ma i risultati non avevano alcun senso e legame con il caso.

    “E se provassimo a tradurlo, magari in inglese?”
    “Sì, proviamo, dovrebbe venire walking on the Moon”.

    Dopo poco ottennero diversi risultati.

    “Una canzone dei Police, poi c’è moonwalk, il passo di danza di Michael Jackson, ma non credo che c’entri qualcosa; poi, vediamo … ecco, questo è interessante, qui a Beika c’è una vecchia fabbrica in disuso che ha quel nome”.
    “Fabbrica in disuso? Quale fabbrica?”
    “Aspetta …, è una distilleria abbandonata, nel quarto quartiere, ha chiuso i battenti nel 2002 dopo il suicidio del proprietario, il signor Juzo Okita. Produceva diverse bevande alcoliche ma la sua specialità era, era, aspetta un po’… ah, ecco … il bourbon”.

    A questa parola Conan divenne bianco come un lenzuolo e ripensò anche alle parole della vicina “aveva un cappuccio nero che gli copriva la testa”, quindi aggiunse: “Bourbon? Andiamo subito in questa fabbrica”.

    Sera accese il motore della sua potente Yamaha XT Artesia, Conan si infilò il casco e si sedette dietro di lei. La moto partì a tutta velocità verso la distilleria Walking on the Moon.

    [Continua]

    Nel prossimo capitolo
    “Ben svegliata, Sherry!”


    Edited by Haibarafan - 30/4/2012, 12:07
     
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    Il caso è interessante e l'hai strutturato molto bene. Certo che è stato un bel colpo di scena il secondo rapimento, povera Ai non ne ha pace. Mi sembrava un pò strano che Amuro compariva così all'improvviso, e finalmente entra in scena Sera, il mio personaggio preferito :D
    Dei nomi sono riuscito a individuare solo Akane Tendo, dato che gli altri anime non li seguivo.
    P.S. Saeba ha avuto quello che si meritava, io gli avrei fatto anche peggio, lo avrei consegnato direttamente nelle mani di Gin, gli davo l'APTX e poi lo perseguitavo nelle sembianze di un bambino :shifty:
     
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  15. vergna899
     
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    un gran bel caso!!!creato con grande stile!!Saeba era insopportabile e ha avuto quello che si meritava!!!anke se poi un po m fa pena!!!cmq concordo,il secondo rapimanento è stato un gran bel colpo di scena!!!!
     
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46 replies since 27/4/2012, 15:12   2969 views
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