La sparizione di Ai Haibara (racconto)

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    Ho deciso di farvi anche il regalo per il Nuovo Anno. Il racconto è un po' lungo, quindi l'ho dividerò in più parti, forse saranno tre. Attendo commenti. Buona lettura de:

    Capitolo 1: #entry484301846
    Capitolo 2: #entry484360278
    Capitolo 3 (fine): #entry484374149






    LA SPARIZIONE DI AI HAIBARA

    Prima Parte

    Il telefono squillava già da diversi secondi quando Conan aprì finalmente gli occhi e guardò lo schermo del cellulare: “Ore 01.24, dott. Agasa. Ma cosa vorrà? … Pronto, dottore? Ma si rende conto che è l’una? Non poteva aspettare domani per raccontarmi del convegno a Sapporo?”

    “Scusa Shinichi, ma non c’è tempo, sono appena tornato a casa ed ho scoperto che Ai non c’è, magari tu sai se è rimasta a dormire da Ayumi”.

    “COME NON C’È?” Il suo compagno di stanza, sebbene ubriaco fradicio, ebbe un sussulto nel sonno per il tono di voce troppo elevato: “Aspetti che esco fuori a parlare, Kogoro sta dormendo e finirei per svegliarlo”.

    Il bambino uscì dalla stanza che condivideva con il detective e scese a parlare nello studio investigativo: “Mi racconti tutto per bene”.

    “C’è poco da dire, sono rientrato dal convegno circa un quarto d’ora fa, ho posato i bagagli e poi sono andato a cercare Ai. Normalmente, specialmente se non c’è scuola il giorno dopo, mi aspetta alzata quando torno da fuori, quindi credevo di trovarla al suo computer intenta a lavorare. Ho bussato alla porta della sua stanza, non ha risposto; ho pensato che si fosse addormentata e sono entrato a vedere, ma non c’era nessuno. Il letto non è stato toccato, pertanto non ha dormito qui. Ho pensato che, magari, si fosse sentita sola e fosse andata a dormire a casa di Ayumi, quindi, per non svegliare lei, e creare allarmismi, ho chiamato te”.

    “Ho capito, vengo subito a casa sua, il tempo di cambiarmi e scrivere un messaggio a Ran e sono da lei”.

    Trascorse circa mezz’ora, il piccolo detective giunse alla casa del suo amico inventore ed iniziò a studiare la situazione.

    “Il letto è intatto, i vestiti e le valigie sono nell’armadio, non ci sono messaggi di nessun tipo, in cucina ci sono i resti della cena carbonizzati sul fuoco. Lei, dottore, è stato via tre giorni, Ai è venuta a scuola fino a ieri mattina, ci siamo salutati intorno alle 17.00; oggi iniziano le vacanze di Natale, quindi è scomparsa ieri sera, mentre stava preparando la cena”.

    “Che l’abbiano rapita?”

    “Probabile, altrimenti avrebbe tolto la pentola dal fuoco, non avrebbe rischiato di far scoppiare un incendio”.

    “Ma non ci sono né segni d’effrazione, né di colluttazione, mi sembra strano”.

    “Se osserva bene la porta-finestra della cucina, noterà che la serratura è rotta, sembra un guasto non troppo recente, evidentemente l’aggressore è entrato di qui e l’ha colta di sorpresa alle spalle, magari addormentandola”.

    “Hai ragione, Shinichi; a pensarci bene, Ai mi aveva avvisato da qualche settimana di quel guasto, ma non ho avuto tempo di sistemarlo. Ma allora, è colpa mia? Un ladro è entrato, l’ha sorpresa e l’ha portata via”.

    “Ragioni, dottore! Un comune ladro non avrebbe rapito una bambina di sette anni, senza rubare nulla, per giunta. La casa è in perfetto ordine, mancano solo Ai e …”.

    Un flash gli balenò in mente, rivide la stanza di Ai: il letto, l’armadio, i vestiti, le valigie, i libri di scuola ma non il computer, il pc su cui la ragazzina appuntava i dati sull’antidoto dell’ATPX4869. Conan si sentì vacillare, si dovette sedere.

    “Maledizione, sono uno stupido. Manca il computer, un semplice ladro non ruberebbe un pc da due soldi, tranne che i dati al suo interno non fossero per lui preziosi; preziosi quanto chi li ha elaborati”.

    Il dottor Agasa divenne bianco in volto: “Aspetta, in quel computer ci sono i dati del veleno dell’Organizzazione, nessuno lo conosce, tranne … gli Uomini in Nero. Non mi vorrai dire che l’Organizzazione l’ha scoperta?”

    “A questo punto è altamente probabile; dunque, ora sono le 3.00 del mattino. Il rapimento risale a circa 8 ore fa, del resto in questa stagione fa buio alle 18.00 circa, a quell’ora questa strada è già deserta, contando anche il gran freddo di questi giorni. Abbiamo poco tempo per trovarla viva. Dobbiamo supporre che non sia stato Gin a scoprirla, altrimenti l’avrebbe uccisa qui sul posto, c’era tutto il tempo per farlo. Se è stato qualcun altro dell’Organizzazione gli serve del tempo per farla confessare e farsi dire tutto quello che sa, nessuno altrimenti crederebbe che quella bambina sia Sherry. Devo pensare, pensare… Per rapirla devono averla seguita per giorni, per conoscere i suoi orari, le sue abitudini, per sapere che lei sarebbe stato via per tre giorni; non c’è stato nessun evento sospetto in questo periodo?”

    “Nulla, di speciale. Solo … una settimana fa ho ricevuto una strana telefonata. Un tizio che non conoscevo, ha iniziato a farmi domande personali, sulla mia famiglia, il mio lavoro, etc., mi disse che era per un’indagine di mercato… Stupido, stupido, stupido!!”, il dottore iniziò a darsi pugni sulla testa, “ad un certo punto gli ho raccontato che ero un inventore e che dovevo partire per tre giorni per un convegno a Sapporo, stupido, stupido, vecchio idiota, è tutta colpa mia”.

    “Non faccia così, non poteva pensare ad un rapimento. Ora dobbiamo trovare Ai. Se il rapitore dovesse consegnarla a Gin sarebbe la fine per lei, e forse pure per noi. Dobbiamo...”

    Lo squillo del telefono interruppe i suoi pensieri, i due si guardarono negli occhi dubbiosi, forse l’Organizzazione sapeva ora ogni cosa, forse Ai era morta ed adesso Gin avrebbe comunicato loro che era giunto anche il loro momento. Rimasero incerti per qualche lungo, interminabile, secondo, mentre il silenzio della notte era squarciato dai continui squilli dell’apparecchio. Alla fine Agasa prese la cornetta del ricevitore e risposte: “Pronto? Qui è il dottor Agasa, chi parla?”

    Dopo pochi istanti, lo scienziato passò il telefono a Conan: “Non ci capisco nulla, sembra una donna, ma parla in modo strano, credo che sia inglese, ho capito solo woman, woman”.

    Conan divenne bianco in volto, prese il ricevitore e vi appoggiò l’orecchio, giusto in tempo per sentire la voce femminile concludere il suo discorso “A secret makes a woman, woman, Silver Bullet!”

    “Vermouth!! Sei tu?”

    [continua]

    Edited by Haibarafan - 28/7/2012, 14:12
     
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  2. Eli_Eli97
     
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    L'ho letto tutto d'un fiato *-* Non vedo l'ora di leggere il continuo!
     
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  3. SirDanielForte
     
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    Sono d'accordo con Eli voglio vedere come finisce il tuo racconto Haibarafan :)

    Edited by SirDanielForte - 30/12/2011, 22:15
     
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  4. Denny 93
     
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    Bellissimo, anchio l'ho letto tutto in un aspettiamo il continuo, complimenti :D :D
     
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    bellissimo complimenti :D susu quando esce il seguito?? vedi che se non lo fai uscire presto vengo ti rapisco e me lo faccio dire a voce u.u
     
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    Bene, vedo che siete interessati, quindi ecco il seguito.



    SECONDA PARTE

    “Hey, Silver Bullet, come va? Finalmente quel vecchio rimbambito ti ha passato il telefono, mi stava facendo innervosire, ero quasi tentata di venire lì e farlo fuori”. E scoppiò in una sonora risata.

    “Dannata strega, che ne hai fatto di Ai?”

    “Sherry? Io non le ho fatto nulla, nemmeno l’ho vista, ma so chi l’ha rapita. E so anche dove l’ha portata”.

    “Gin? È stato Gin?”

    “No, altrimenti sareste già tutti morti; no, è stato un pesce piccolo, uno che non conosci. Era il fratello di Pisco e lo vuole vendicare riabilitando il suo nome e facendo fuori Sherry. Si chiama Marsala”.

    “Marsala? E dove ha portato Ai?”

    “Calma, calma, Silver Bullet, non essere impaziente, la tua amichetta è ancora viva, non ti preoccupare. È in un magazzino del porto, il numero 12, al molo 23. Marsala è da solo con lei, nessuno, nell’Organizzazione, sa ancora nulla di questa sua impresa”:

    “Ti ringrazio, ma perché fai tutto questo?”

    “Tu sei la mia Silver Bullet, se la tua amichetta dovesse parlare saresti eliminato con lei, ed io non posso permetterlo”.

    “Ma come facevi a sapere del rapimento?”

    “Quanto sei curioso! Ti posso dire solo questo: io non ti perdo mai d’occhio, ti sono più vicina di quanto pensi!”

    Vermouth riagganciò il telefono. Conan non perse altro tempo; nel giro di pochi minuti era in macchina con Agasa per il porto.

    Durante il tragitto il cuore gli batteva a mille, e mille dubbi lo assalivano. Stava agendo bene? O era avventato? Si poteva fidare di Vermouth? O era tutta una trappola per prendere anche lui? Forse avrebbe dovuto chiamare Megure ed i suoi, o era meglio sbrigarsela da solo? E se avesse chiamato la signorina Jodie? Era saggio coinvolgere il professore? Cosa fare? Cosa? Le incertezze erano tante nella sua testa, ma una cosa aveva ben chiara: avrebbe salvato Ai, non le avrebbe fatto fare la fine di Akemi, l’avrebbe salvata ad ogni costo, o non sarebbe tornato a casa vivo.

    Nel frattempo erano ormai giunti al porto, si diressero al molo 23 e cercarono il magazzino 12. Lo trovarono in poco tempo; il piccolo detective lasciò il professore in macchina ed entrò da una porticina. L’interno era completamente al buio, accese quindi i suoi occhiali, a cui il dottore aveva aggiunto da poco gli infrarossi per la visione notturna; in breve iniziò a distinguere gli oggetti dentro il capannone. C’erano grossi scatoloni accatastati da tutte le parti, merci in partenza ed altre in arrivo. Non si sentiva alcun rumore, solo il suo respiro ed i battiti del suo cuore gli facevano compagnia.

    Poi, da uno stanzino sentì provenire dei flebili lamenti, quasi quelli di un gattino in difficoltà. S’avvicinò alla porta, l’aprì con prudenza e si mise ad osservare l’interno.

    Il vano non era molto grande ed era quasi completamente vuoto, tra le poche cose presenti, oltre ad alcuni ingombranti scatoloni accatastati, c’era una sedia, un tavolo con una bottiglia d’acqua sopra e poi … lei; la vide, in fondo alla stanza: Ai era legata ad un pilastro, illuminata dalla luce del crepuscolo che iniziava a far capolino, era ormai l’alba. Gli infrarossi si scaricarono, la batteria non riusciva ad alimentarli che per pochi minuti; Conan spense il dispositivo ed entrò, dirigendosi verso la sua amica.

    In pochi passi le fu vicino: aveva la faccia ricoperta di lividi, sangue le colava dalla bocca, l’avevano picchiata in modo violento, al suo fianco c’era il suo computer fatto in pezzi, qualcuno l’aveva sbattuto contro il muro e l’aveva distrutto.

    Era svenuta per le percosse ed il dolore. Conan le diede qualche schiaffetto leggero e poi le fece bere un po’ d’acqua dalla bottiglia sul tavolo. La ragazzina aprì gli occhi e, dopo un momento di terrore e smarrimento, lo vide, vide il suo amico davanti a lei che le sorrideva: “Stai bene, Ai?”

    Non credeva a ciò che vedeva, perché Conan era lì? Come aveva fatto a trovarla? Forse era morta ed era in Paradiso? No, non poteva essere morta, provava dolore in ogni parte del corpo, doveva essere viva.

    “Cosa ci fai qui?”

    “Come, cosa ci faccio? Sono venuto a salvarti, stupida!”

    “Chi ti ha detto che avessi bisogno d’aiuto? È tutto sotto controllo; e poi non permetterti di chiamarmi stupida, chi ti dà tutta questa confidenza?”

    “Certo, chiunque, vedendoti, penserebbe che tu abbia tutto sotto controllo, come no!” Replicò sarcastico Conan, ma era sollevato: se riusciva a fare dello spirito non doveva essere conciata troppo male.

    “Ora ti slego e ce ne andiamo”.

    Dopo poca resistenza i lacci furono sciolti, Ai era libera; Conan la prese sotto braccio ed iniziò a spostarsi, lentamente verso la porta.

    “Bene, bene, bene! Vedo che è arrivata la cavalleria, vero Sherry?”

    Una voce sconosciuta! Chi poteva essere? Perché non s’era accorto che c’era qualcuno? Gli occhiali ormai scarichi lo avevano tratto in inganno, o era stato imprudente perché era agitato per la sorte di Ai? Conan s’arrovellava il cervello con queste domande, mentre la figura nera che aveva appena parlato usciva dall’angolo buio dov’era nascosta, impugnando una pistola con silenziatore e bloccando, con la sua figura, la strada verso la porta, che era alle sue spalle.

    “Salve, Conan Edogawa! O dovrei chiamarti Shinichi Kudo?”

    [continua]
     
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    ma è sempicemete stupenda :applausi: :applausi: anche io ne ho fatte alcune,leggile su fan art. aspetto il tuo commento
     
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  8. Eli_Eli97
     
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    Ohoh, bello bello bello *-*
     
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  9. SirDanielForte
     
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    Figoooooooo dai aspettiamo la terza parte
     
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  10. J. Watson
     
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    bellissimo..stupendo
     
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    *-* bellissimo :D

    quando ho letto il finale della 2 parte ho pensato "Ma Porca... XD"
     
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    Avevo pensato di postare il finale domani, ma sono buono e non vi faccio attendere. Ecco l'ultima parte.

    TERZA PARTE


    “Sei tu Marsala?”

    “Esattamente, sono Marsala. E sono giunto dove nessuno, tranne mio fratello Pisco, era giunto prima. Ho scoperto il mistero sulla scomparsa tua e di Sherry. Ed ora sono pronto a por fine a questa storia”.

    Mentre Marsala parlava, Conan depose dolcemente Ai a terra, poi, con il suo sorriso beffardo replicò: “Perché mi chiami Kudo? Non conosco nessun Kudo. Io sono Conan Edogawa, e sono un detective!”

    Così dicendo mise mano alla cintura e sparò il pallone che, colpito con violenza dalla sua scarpa potenziata, acquistò una velocità incredibile. In pochi secondi la palla avrebbe messo al tappeto Marsala e li avrebbe salvati. Ma il criminale fu più veloce di lui: mentre ancora il pallone iniziava la sua corsa, un proiettile lo bucò facendolo afflosciare a terra. Conan rimase impietrito.

    “Per preparare questa vendetta non ho osservato solo Sherry, ma anche te, Kudo; conosco tutti i tuoi trucchi: il pallone, lo skate solare, gli occhiali… e non dimentichiamo l’orologio spara aghi. Immagino che qui fuori ci sia anche quel ridicolo vecchio, sul suo maggiolone, dovrò sistemare anche lui dopo, non si sa mai. Vorrei sapere come fai a conoscere il mio nome e come mi hai trovato, ma non importa. È finita, Kudo, ti saluto”.

    Due colpi di pistola risuonarono, attutiti, nella stanza. Il sangue schizzò in viso a Conan che, nello stesso tempo, vide un’ombra fargli da scudo, la figura gli si accasciò tra le braccia e crollò a terra.

    “Ai!? Cos’hai fatto? Stupida, stupida, cos’hai fatto?” Mentre diceva questo, vide la schiena dell’amica divenire rossa per il sangue: i due proiettili l’avevano infatti colpita uno sotto la scapola destra ed il secondo alla spalla, iniziò a scuoterla e ad abbracciarla.

    “Stupida, stupida, stupida!!”

    “La smetti di offendere? E poi non stringere approfittando della situazione, sei troppo piccolo per prenderti tutte queste libertà”.

    “Finiscila, ma perché l’hai fatto?”

    “Ma proprio non ci arrivi? … Che grande detective! … E poi la stupida sarei io! … Qualunque donna … proteggerebbe il … il ragazzo che ama, … se ti salverai sarò felice d’essere morta qui, almeno morirò tra le tue braccia”.

    Conan era sconvolto e bloccato dagli eventi e dalle parole della ragazzina. Ai, con le poche forze che le rimanevano, sollevò una mano e gli toccò il volto, rigato di lacrime, quindi avvicinò la testa di lui alla sua e, con tutto il coraggio che possedeva e la forza che le rimaneva, la bocca gli baciò tutta tremante. Quindi il battito divenne debole, il respiro affannoso e giacque come corpo morto giace.

    “Che scenetta commovente! Se avete finito, io concluderei”.

    Conan alzò il volto e vide Marsala puntare nuovamente la pistola; non poteva fare nulla, l’orologio s’era rotto mentre afferrava Ai ferita, era la fine. Strinse a sé la ragazzina ormai priva di sensi e chiuse gli occhi: “Addio, Ran!”

    Un colpo di pistola rimbombò nella stanza ed in tutto il magazzino. Conan sentì un tonfo, aprì gli occhi, stupendosi d’essere ancora vivo e pensando che la pistola con il silenziatore non dovesse fare tutto quel rumore, quindi alzò la testa. Marsala era in terra, in un lago di sangue, un proiettile gli aveva trapassato il cranio. Il giovane detective iniziò a guardarsi intorno, alla fine vide una figura nera uscire da dietro la porta socchiusa. In silenzio l’ombra s’avvicinò al morto, lo superò e si mise sotto la luce, mostrando i suoi lunghi e sinuosi capelli biondi ed un fisico, stretto in un’attillata tuta da motociclista, che non dimostrava per nulla l’età che doveva invece avere. Conan la riconobbe:

    “Tu!?”

    “Hey, Silver Bullet, sono arrivata appena in tempo!”

    “Vermouth, ma cosa significa tutto questo?”

    “Te l’ho detto, tu non devi morire, e neppure quella sciocca di Sherry… Anzi, a proposito, scenetta molto romantica, devo dire, degna di un romanzetto rosa. Sei un rubacuori!”

    “Smettila di scherzare, è ferita, deve andare in ospedale”.

    “Non ti preoccupare, quando gli ho mostrato la pistola, quel vecchio inventore qua fuori s’è convinto ed ha chiamato i soccorsi. Eccoli, non li senti? Ti saluto, ma ci rivedremo presto, bye bye”.

    Vermouth sparì nel buio, in lontananza si udiva la sirena dell’ambulanza, sempre più vicina. Una potente moto rombava e s’allontanava. Dopo poco giunse Agasa con i paramedici.



    Ospedale di Beika, qualche giorno dopo

    “I medici dicono che ti stai riprendendo bene, i proiettili non hanno leso organi vitali, solo un polmone ha avuto lievi danni, ma nulla di grave, sono felice”.

    Conan aveva gli occhi lucidi e le occhiaie. Ora che Ai s’era risvegliata dal coma aveva tante domande da farle: come avrebbe fatto con i dati del computer? Com’era riuscito Marsala a sorprenderla? Ma soprattutto c’era una cosa che gli premeva sapere, una cosa che non lo lasciava tranquillo dal giorno del rapimento:

    “Senti … per quanto riguarda quello che mi hai detto nel magazzino, ecco, … io…”.

    Era diventato tutto rosso ed imbarazzato.

    “Nel magazzino? Cos’è successo nel magazzino? Non ricordo molto”.

    “Come non ricordi? Tu hai detto …”

    “Sì!!” replicò la ragazza con occhi birbanti e canzonatori.

    “Hai detto… ecco, che mi … mi …, … ecco, … insomma, volevo sapere se tu…, … mi hai pure dato un … un…”.

    Ai si avvicinò al suo orecchio e gli bisbigliò, con una voce dolcissima e sensuale: “Un bacio?”

    Conan diventò porpora: “MA ALLORA RICORDI TUTTO?”

    La ragazza, con la sua solita faccia da sfinge, che non fa comprendere dove finisce lo scherzo ed inizia il serio, ribatté immediatamente:
    “No, ho tirato ad indovinare… Deluso? … Se vuoi, … possiamo rimediare!”

    E, gettategli le braccia al collo, iniziò ad avvicinarsi al volto del giovane, che ormai era nel pallone più completo.

    “Ma allora è vero che sei un piccolo don Giovanni!”

    La porta si spalancò ed entrò, con tutta la sua irruenza, Sonoko, accompagnata da Ran; le due ragazze avevano spiato da fuori, fin quando la voglia di prendere in giro il quattrocchi non aveva travolto la ricca ereditiera; il ragazzo avrebbe voluto sprofondare sotto terra, ma se Ai aveva appena sussurrato, come aveva fatto quell’impicciona a sentire tutto? Doveva essere un qualche superpotere da pettegola! E perché c’era pure Ran?

    “Piccolo playboy, ecco perché sei rimasto a vegliare al suo capezzale per quattro giorni, hai pure le occhiaie”. E si mise a ridere di gusto.

    Conan cercava di farfugliare spiegazioni e giustificazioni, ma non capiva più nulla.

    “Ai, spiega tu; hanno frainteso! Ai?”

    Il poveretto si voltò verso la ragazzina e scoprì che aveva uno sguardo molto particolare negli occhi, tra lo stupito ed il compiaciuto: “Era preoccupato per me ed è rimasto al mio fianco per quattro giorni”, pensava. La giovane si vide osservata da tutti, rimise la sua consueta maschera e rispose:

    “Non so di cosa parli”.

    Voltò quindi la testa e si mise a guardare fuori dalla finestra, fingendo disinteresse per quanto avveniva nella stanza. Nel frattempo sentiva Conan bofonchiare scuse sempre più assurde ed illogiche, incalzato da una scatenata Sonoko. Un sorriso allora le illuminò il viso mentre, quasi senza accorgersene, con le dita della mano si toccava le labbra:

    “Ho rischiato la vita”, pensò, “ma ne è valsa la pena. Tutto inizia da qui!”

    FINE

    Edited by Haibarafan - 23/4/2012, 19:09
     
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    ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh *-* dolcissimaaaaaaa *-*
     
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  14. Eli_Eli97
     
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    Questo racconto è troppo bello *-* Ahahahah, mi ha fatto troppo ridere la parte di Sonoko XD Piccolo playboy.. ahahah bellissimo :') Questo racconto mi è sembrato molto familiari perché se non sbaglio in un'altra discussione ne avevi messo un pezzettino per farmi vedere un'esempio di come Ai si sarebbe potuta confessare.. I miei più sinceri complimenti :') Davvero bello!
     
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  15. SirDanielForte
     
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    Brava Eli! ;)
     
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32 replies since 30/12/2011, 17:19   3553 views
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